Ecco i mezzi che abbiamo a disposizione per non finire all’inferno

Spesso i credenti che sanno di essere peccatori si chiedono se stanno facendo tutto ciò che è in loro potere perché la loro anima sia salva dalle sofferenze dell’inferno. Sull’argomento è stato scritto un articolo esauriente su ‘PapaBoys3.0’ in cui dice che il segreto della salvezza è la perseveranza: non basta dunque essere credenti e vivere da buoni cristiani una parte della vita o la maggior parte del nostro tempo, bisogna esserlo sempre. L’unica spinta alla costanza è la preghiera, grazie ad essa la perseveranza viene rinvigorita giorno dopo giorno ed è inoltre l’unico strumento di orazione della nostra anima.

Nello scritto di cui sopra si riporta la concezione della fede di Sant’Alfonso ovvero che solo chi è perseverante con la preghiera fino alla fine giunge alla salvezza, quindi si viene invitati a recitare la preghiera che lo stesso santo era solito recitare: “O mio Signore, ecco ai tuoi piedi chi ha tenuto in poco conto la tua grazia e i tuoi castighi. Povero me se tu, Gesù mio, non avessi pietà di me! Da quanti anni mi troverei in quella voragine ardente, dove già bruciano tante persone come me! O mio Redentore, come non bruciare di amore pensando a questo? Come potrò, in avvenire, offenderti di nuovo? Non sia mai, Gesù mio, piuttosto fammi morire. Già che hai iniziato, compi in me la tua opera. Fa’ che il tempo che mi dai io lo spenda tutto per te. Quanto vorrebbero i dannati poter avere un giorno o anche solo un’ora del tempo che a me concedi! E io che ne farò? Continuerò a spenderlo in cose che ti disgustano? No, Gesù mio, non permetterlo per i meriti di quel Sangue che finora mi ha impedito di finire all’inferno. E Tu, Regina e Madre mia, Maria, prega Gesù per me e ottienimi il dono della perseveranza. Amen”.

Un altro aiuto alla salvezza dell’anima, lo abbiamo imparato anche grazie a Fatima e Medjugorje, è la devozione alla Madonna: pregare il rosario ogni giorno può essere fonte di salvezza anche per un animo sregolato. Per chi invece non è credente o credente a fasi alterne, è bene che segua questi tre consigli: Vigilare attentamente dopo la confessione, fuggire le occasioni prossime di peccato grave e riflettere quando si è indotti alla tentazione. Questi tre consigli si allacciano alla perfezione al successivo monito da evidenziare affinché la nostra vita non scivoli nel peccato, ovvero al bisogno del mondo di meditazione:

“Se non si prende la buona abitudine di riflettere un po’ ogni giorno si perde di vista il senso della vita, si spegne il desiderio di un profondo rapporto col Signore e, mancando questo, non si riesce a fare nulla o quasi di buono e non si trova il motivo e la forza per evitare ciò che è male. Chi medita con assiduità, è quasi impossibile che viva in disgrazia di Dio e che vada a finire all’inferno”, si legge ancora.

In conclusione si parla dei santi, si sottolinea come la storia della Chiesa sia piena di anime pie che si sono battute per fare emergere il messaggio divino in tutta la sua forza e ne viene individuato parte del merito nella paura dell’inferno: “Chi sostiene tutte queste persone in una fedeltà e generosità certamente non facili? È il pensiero che saranno giudicati da Dio e premiati col paradiso o castigati con l’inferno eterno. E quanti esempi di eroismo troviamo nella storia della Chiesa! Una ragazzina di dodici anni, Santa Maria Goretti, si lasciò uccidere piuttosto che offendere Dio e dannarsi. Cercò di fermare il suo violentatore e assassino dicendogli: ‘No, Alessandro, se fai questo vai all’inferno!’. San Tommaso Moro, gran cancelliere d’Inghilterra, alla moglie che lo sollecitava a cedere all’ordine del re, sottoscrivendo una decisione contro la Chiesa, rispose: ‘Che cosa sono venti, trenta, o quarant’anni di vita comoda in confronto all’inferno?’. Non sottoscrisse e fu condannato a morte. Oggi è Santo”.

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