Medjugorje: nel dramma più buio sente la voce di Dio che lo chiama

Una storia di vita fatta di disperazione e tentativi di suicidio ma durante il pellegrinaggio a Medjugorje cambia tutto.

crocifisso di medjugorje
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Tibor trova senso alla sua vita arrivando a Medjugorje. Il suo sedersi davanti alla chiesa a pensare, il senso di profonda tranquillità e pace che lo invadeva. E poi la Collina delle Apparizioni: lì accade qualcosa di straordinario. Conosciamo la sua storia.

Tibor: “La mia infanzia difficile. Ho tentato il suicidio”

Una vita difficile quella di Tibor, di Praga. La madre condannata a 12 anni di carcere, la morte di suo padre e l’esser cresciuto in un istituto. Un’infanzia mancata, una giovinezza volata. Fino all’arrivo dell’adozione e al suo viaggio a Medjugorje.

Le esperienze che ho fatto nell’istituto e poi a casa con mia madre sono state terribili. Cominciai ad odiare gli uomini” – con queste parole, Tibor inizia il suo racconto. Quando la madre terminò di scontare la sua pena, andò a vivere con un ubriacone che spesso la picchiava, portando il ragazzo ad accusare ancor di più il suo senso d’angoscia e di inadeguatezza.

Quando mia madre mi cacciò di casa, dovetti tornare in istituto. Mi ammalai di malattie psichiche e mi tagliai le vene. I medici riuscirono a salvarmi. Ma un’altra volta ingoiai 500 pasticche, le vomitai ma rimasi in vita.

Fu lì che una psicologa mi rinchiuse in una stanza, fui preso dal panico e mi piantai un lungo coltello nello stomaco. Ma anche lì i medici riuscirono a salvarmi. Fui ricoverato in una clinica psichiatrica. Un medico pio mi preservò dal manicomio – continua Tibor.

Il battesimo e l’arrivo a Medjugorje

La sua difficile giovinezza, segnata da vari tentativi di suicidio, trovò “calma e tranquillità” nella sua famiglia d’adozione: “Finii in una famiglia credente che si occupò di me gratuitamente. Mi fecero battezzare nella chiesa cattolica. A quel tempo soffrivo di solitudine e di profonda depressione. Ma la mia madre adottiva pregava molto per me. Mi chiese di andare a Medjugorje” – racconta.

Ed è l’inizio di un cambiamento radicale nell’animo del giovane Tibor: “Quando mi trovai lì, mi sedetti davanti alla chiesa a riflettere, pieno di dubbi. Alcuni pellegrini vennero da me e, mentre conversavamo, mi sentii improvvisamente molto contento e provai una profonda pace.

Caddi, però, di nuovo, in una profonda depressione. Piangevo, rimproverando aspramente la Madonna: “Perché mi lasci piangere così se sei qui?”, le chiedevo. Venne da me un sacerdote, mi pose le mani sul capo e mi benedisse”.

Il pianto davanti al Crocifisso sulla collina e la chiamata da Dio

L’abbraccio di Dio, dopo la benedizione del sacerdote, inizia ad avvolgere Tibor: “Dopo questa benedizione, sentii un grande sollievo. Ero contento e provavo un amore sincero verso il prossimo. Sulla Collina delle Apparizioni vissi un’altra esperienza straordinaria. Lì piansi come non avevo fatto mai prima.

Lentamente mi avvicinai alla croce emisi le mani sui piedi del Crocifisso. Improvvisamente avvertii un forte colpo di vento che scosse la croce da una parte all’altra. In quel momento nacque in me l’anelito del sacerdozio”.

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La chiamata di Dio in un momento difficile della sua vita, ma che Tibor non ha saputo rifiutare: “Non soffro più di solitudine perché ho trovato Dio e Maria. Vengo volentieri in pellegrinaggio in questo luogo a pregare per la mia completa dedizione a Dio come sacerdote. Sempre più chiaramente sento il desiderio di guidare gli uomini alla fede in Dio” – conclude.

Dio e Maria chiamano a sé quando meno ce lo aspettiamo. E Tibor ne è la dimostrazione. Lontano da Dio, disprezzava la vita fino a volerla “uccidere”, ma lassù qualcosa è cambiato.

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ROSALIA GIGLIANO

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