Il loro matrimonio ferito, rinasce e scopre in Dio la felicità vera

Quando l’io incontra Dio è lì che nasce il “Noi”, e quel noi è ciò che tutti dobbiamo custodire, come il dono più prezioso.

Cristina e Giorgio hanno detto il loro “sì” a quel “Noi” a cui Dio li ha chiamati, aiutando tanti altri a farlo e aprendosi al dono reciproco.

La loro è una storia che parte da una vocazione alla vita, alla sponsalità e alla genitorialità. Che non inizia però subito da Dio, ma dopo aver incontrato il suo abbraccio, vedrà trasformate le loro vite e quelle di tante altre giovani coppie e famiglie.

La Luce di Maria li ha intervistati, e Cristina in particolare ci parlerà di come «Il matrimonio non è sposare chi ami ma è amare chi hai sposato». Di come Dio, che non fa nulla a caso, può trasformare le nostre storie e la nostra vocazione per farne un capolavoro, da mettere tutto a disposizione dell’altro. Così che dopo essere rinati, si può far rinascere.

Cristina, quella tua e di Giorgio è una storia di vita e di rinascita. Come inizia?

«La nostra storia parte da lontano, era il 1982 quando io e Giorgio ci siamo conosciuti. Io avevo 19 anni, ultimo anno delle superiori e, nel massimo della spensieratezza, conobbi Giorgio, 26 anni, studente fuori sede. Lui è di Lecce, ma da diversi anni viveva a Perugia perché iscritto alla facoltà di medicina.

La sua chiamata alla professione di medico ginecologo, soprattutto a far nascere i bambini, era già avvertita sin da piccolo. Si divertiva infatti ad effettuare un piccolo taglio sulle pance delle bambole delle sorelle, inserire un oggetto per poi farle “partorire”… Insomma davvero vocato alla professione!

Nella sua crescita umana però, tutti i condizionamenti socio-politici-culturali lo portarono a maturare l’idea, seppur contraria alla sua educazione religiosa (da bambino ha frequentato molto anche i Gesuiti), di non permettere che molte donne morissero a causa degli aborti clandestini ma, piuttosto, accompagnarle all’interno dell’ospedale. All’epoca si davano numeri falsi ed erronei in merito e la menzogna portava a pensare che in una situazione più adeguata tutte quelle donne non sarebbero morte.

Insomma, a causa di questa trappola, Giorgio non fece obiezione di coscienza e per diverso tempo cadde nel gravissimo peccato degli aborti.

Anche il nostro fidanzamento, troppo lungo di sette anni, è stato vissuto con la leggerezza tipica di chi, a causa della tenebra, ritiene di vivere tutto, come se si fosse sposati, senza alcuna differenza, condividendo ogni cosa fino anche all’intimità. Dopo sette anni di fidanzamento, vissuto appunto come descritto, vivendo da coniugi senza ancora esserlo, decidemmo di sposarci ma non potevamo celebrare un matrimonio in Chiesa.

Un medico abortista è scomunicato, ovviamente, e io, comunque, non avevo la necessaria consapevolezza della portata di un Sacramento, quindi accettai di poterci sposare solo in Comune, nel 1989.

La nostra vita di sposi era, come accade un po’ a molte coppie, considerando il numero elevato di chi cerca attualmente il nostro aiuto, costellata da infelicità e sovente ricca di discussioni “distruttive”, poca comunione nel dialogo vero, e, come diciamo sempre, eravamo due binari paralleli in cui tutto apparentemente funzionava sopravvivendo, giorno dopo giorno come farebbe qualunque “impresa”.

Cristina, sei tu che per prima hai aperto le porte del tuo cuore a Gesù. In che modo Lui ti ha manifestato la sua chiamata a una vita nuova?

Nel grigiore delle nostre esistenze c’erano due aspetti preponderanti sulle nostre discordie. Rispecchiamo il modello base in cui io desideravo essere amata, ascoltata e riconosciuta, come ogni donna, mentre Giorgio amava essere stimato nel suo lavoro.

Io però, e questa sensibilità spirituale è più consona alla donna, cominciavo pian piano a sentire un’esigenza più profonda di bene e Giorgio soffriva sempre più anche nel praticare quegli aborti che laceravano il cuore.

Fu così che accolsi diversi inviti spirituali che venivano dai vari “angeli” che il Signore ci stava mettendo accanto. E partecipando a gruppi di preghiera e incontri, cominciai a pregare perché Giorgio cambiasse rotta nella sua professione.

Così, dopo poco tempo, vuoi perché eravamo in attesa della nostra prima figlia, (ne abbiamo quattro, tre femmine e un maschio) vuoi perché il vaso era davvero colmo, Giorgio decise di fare obiezione di coscienza e il 29 marzo del 1992, ci siamo finalmente sposati in chiesa, in presenza dei soli testimoni, genitori e due amici.

Il matrimonio Sacramento ha sancito la salvezza della nostra coppia ma dovemmo acquisire pienamente l’uso delle armi spirituali che oggi sono la medicina con cui accompagniamo tantissime coppie e persone che vengono a sedersi nel divano verde (che citiamo nel nostro primo Libro Noi, storia di una chiesa domestica”).

Coppie e famiglie
Le famiglie e le coppie che Cristina e Giorgio hanno seguito nei percorsi di preparazioni al matrimonio

C’è voluto un po’ perché Giorgio sentisse il perdono di Dio: non riusciva a perdonare sé stesso del grave peccato commesso e questo lo tenne ancora un po’ lontano dai Sacramenti perché la superbia lo faceva sentire indegno. Non aveva ancora vissuto una vera esperienza dell’Amore di Cristo e del Perdono che invece, all’atto del pentimento dei propri peccati, ti rende una creatura nuova e pronta a servire il Suo Regno.

Ma ciò che ha rafforzato la nostra fede è stata la mia caparbietà ad abbracciare quel Gesù che mi aveva “sedotto” (come dice il profeta Geremia al capitolo 20 versetto 7) e che mi fece vivere diverse esperienze di cammino nella chiesa. Il passo, però, che dovevamo ancora fare era arrivare alla coppia e, su mio invito, subito accolto, vivemmo un’esperienza spirituale forte in cui finalmente capimmo cosa significa il matrimonio.

Cristina e Giorgio: dopo l’incontro con Dio come vi ha cambiato?

Una coppia cambia solo quando comprende ciò che per primo deve generare. Il primo figlio è il Noi, cioè la coppia stessa. Poi si genererano i figli che Dio vorrà donare se vorrà donarli nella carne. Poi occorre capire che il matrimonio è l’incontro di due poveri dei quali l’uno è chiamato ad arricchire l’altro e viceversa, aspettando i tempi, ma partendo soprattutto da se stessi.

Bisogna imparare a tirar fuori i talenti del coniuge senza puntare il dito sulle sue mancanze ma chiedendosi il perché delle difficoltà. Quali possono essere state le ferite che non permettono di raggiungere un certo livello umano? Come mai quella fragilità?

Noi siamo sempre gli stessi ma ciò che è cambiato è lo sguardo sull’altro che non vorrebbe mai modificare la persona ma solo arricchire quel povero. Soprattutto amare la storia dell’altro.

C’è una cosa importante però: ogni progetto di Dio, il matrimonio innanzitutto, è molto inviso al nemico, cioè il demonio. Lui farà di tutto per distruggere quel progetto e giocherà soprattutto nelle fragilità delle persone, nelle schiavitù ancora non guarite, nelle dipendenze, nelle ferite familiari non risolte eccetera.

Per far fronte al nemico occorre affilare le armi spirituali che sono i Sacramenti, la preghiera, la parola di Dio. Noi applichiamo a questo la lettera di S. Paolo agli Efesini, al capitolo 6, che parla di un combattimento non certo tra persone ma contro quei nemici che vengono a disturbare “nel giorno cattivo”. Così come anche il libro di Tobia dove il nemico Asmodeo cerca di distruggere la storia coniugale di Sara e Tobi.

Gesù per conoscerlo bisogna frequentarlo. Ecco perché la prima e vincente terapia che consegniamo ai coniugi che vengono a chiederci aiuto è l’Eucaristia quotidiana insieme ad altre armi spirituali che sono del tutto GRATUITE! Poi gli sposi hanno l’arma in più, molto potente, che è il celebrare il Sacramento del matrimonio attraverso l’unione coniugale.

Solo quando si diventa una sola carne la sessualità è vera, in quanto Sacramento. Ecco perché, da fidanzati, non essendo ancora sposi, non si diventa “una sola carne” e si cade nel peccato della fornicazione. Fidanzamento è cosa diversa da matrimonio.

Dalla vostra chiamata alla sponsalità e alla genitorialità, anche spirituale, sono nati i corsi di preparazione al matrimonio che vi hanno visto punto di riferimento per tante coppie. Quali frutti di vita Dio vi ha già manifestato?

Appena siamo “risorti”, e già possiamo parlare di 20 anni orsono, la nostra casa si è riempita di persone che venivano a chiederci aiuto ed è nata questa accoglienza e accompagnamento alle persone in difficoltà nella nostra chiesa domestica.

Un po’ come Aquila e Priscilla abbiamo subito evangelizzato anche e soprattutto accanto ai sacerdoti.

Poi pensammo di organizzare in una parrocchia un percorso di preparazione al matrimonio un po’ diverso, più approfondito nei tempi che ci ha portato a prenderci cura, davvero come madre e padre, di tante coppie per diversi anni.

Seguendole anche dopo il matrimonio ci è stato chiesto via via di essere padrini di battesimo dei loro figli e così, oggi siamo arrivati a 57 figliocci, tra cielo e terra.

Cosa vuol dire, come coppia e individualmente, mettersi a disposizione di Dio e degli altri? Qual è il segreto per vivere al meglio la dimensione spirituale?

Ciò su cui abbiamo puntato è stato l’aiuto alla relazione anche perché si potrebbero fare bellissimi cammini di fede ma non necessariamente diventare amici veri di Gesù. Ecco perché ci siamo ritrovati ad ascoltare tante dinamiche da “sistemare” nella dimensione relazionale.

Occorre aiutare è comprendere la differenza tra innamoramento (che è breve) e amore (che è per sempre) ed è un atto della Volontà, una decisione da poter prendere solo se capisco il senso della chiamata. Queste strade le presentiamo anche nel secondo libro “Lui con Noi, piccoli sentieri per la coppia”, sempre edito da Tau Editrice.

Cristina Righi e il marito Giorgio Epicoco con il loro nuovo libro “Lui con Noi”, Tau Editrice

Come continua il vostro apostolato in tempi di pandemia?

L’aiuto alle coppie si è poi esteso, oltre all’accompagnamento personale, anche ad un cammino di famiglie. Il mio particolare legame con la comunione dei Santi e la Vergine Maria mi ha fatto conoscere personalmente l’ultima dei quattro figli dei Beati Coniugi Beltrame Quattrocchi, Enrichetta. I Santi si concretizzano, basta solo chiedere la loro intercessione.

Enrichetta, salita in cielo dopo poco che ci conoscemmo (aveva 98 anni), mi invitò calorosamente ad ispirarci alla spiritualità dei suoi beati genitori, chiedendoci di portare avanti anche a Perugia la già esistente Associazione A.mar.Lui. (Maria e Luigi) nata nella diocesi di Pescara. Nel giro di poco nacque in diocesi tale Associazione della quale siamo responsabili accanto ad un sacerdote, assistente spirituale.

La cosa straordinaria è stata la concessione, da parte del nostro Vescovo Cardinale Gualtiero Bassetti, di una cappellina, sede dell’Associazione, all’interno di casa nostra, con la custodia del Santissimo Sacramento. Quale stupore pensando alla similitudine dei nostri Beati: loro avevano in casa una cappellina con la Santissima Eucaristia!!

La Cappellina che si trova a casa di Cristina e Giorgio, sede dell’Associazione A.mar.Lui.

Questo ha creato due punti cruciali: un cenacolo di preghiera che viviamo quindicinalmente, con tante coppie e sacerdoti e una catechesi mensile con tematiche coniugali.

Tutto ciò, durante la pandemia, ha cambiato momentaneamente modalità e la catechesi la viviamo attraverso collegamento da remoto con la grazia in più della partecipazione di tante coppie da tutta Italia.

Sono tante le iniziative che portiamo avanti. Durante la pandemia con tante famiglie ci siamo consacrati al Cuore Immacolato di Maria e questo ha tenuto un filo spirituale mai interrotto.

La consacrazione al cuore Immacolato di Maria delle famiglie

Qual è il vostro messaggio per le coppie e i giovani?

Che dire? Potremmo dare tanti slogan ma quello che sintetizza di più è questo: «Il matrimonio non è sposare chi ami ma è amare chi hai sposato». Siete pronti per questo meraviglioso atto di coraggio? Se risponderete a questa vocazione sappiate che non sarete soli e soltanto così, sarete capaci di amare colui che non ti era nemmeno parente e col quale invece diventerete UNO!».

Elisa Pallotta

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