Una serie di manifesti espliciti comparsi a Roma negli ultimi giorni provano a sensibilizzare la coscienza collettiva sulla questione ‘Aborto‘, in questi si vede l’immagine di un feto che viene minacciato da un raschietto, strumento utilizzato per le interruzioni di gravidanza, e si legge: “Un bambino ucciso ogni 5 minuti. Dal 1978 più di 6 milioni uccisi dall’aborto. Ricordiamo anche questi morti”.
Si tratta di un’immagine molto forte, tesa a scandalizzare, ad avere un impatto emotivo su chi la guarda e di una frase che induce a riflettere ma che ciò nonostante, secondo Toni Brandi, presidente dell’associazione ProVita Onlus, rappresenta un’assoluta verità: “Il messaggio è sicuramente forte ma rappresenta la pura verità”. Dopo aver mostrato il suo assenso per i manifesti diffusi per la capitale, Brandi aggiunge: “Incoraggiamo gli autori dei manifesti a proseguire nella buona battaglia. Sicuramente approviamo questa iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su quello che realmente è l’aborto volontario: l’uccisione massiva di bambini innocenti nel grembo materno, con orribili strumenti di morte”.
Il presidente di ProVita Onlus, spiega anche di essere venuto a conoscenza dei manifesti, mentre aspettava l’approvazione del comune di Roma per affiggere dei manifesti dal contenuto analogo che lui ed i suoi collaboratori avevano creato giorni prima (il 30 ottobre) e che per il momento non è mai arrivata. Di fronte al diniego (ancora solo sospettato) dell’autorizzazione Brandi si chiede se non ci si trova di fronte all’ennesimo caso di violazione del diritto di libera espressione: “Siamo forse di fronte all’ennesima violazione della libertà di espressione? L’ufficio affissioni del Comune si permette di sindacare il contenuto di manifesti ‘non graditi’? Vista l’inerzia e il ritardo, è lecito pensarlo”.
Quale che sia la verità sul ritardo dell’approvazione, la comparsa dei manifesti per le strade di Roma ha dato la possibilità alla associazione pro vita di rilanciare la petizione ‘Perché le donne siano davvero informate sull’aborto‘. Molte donne, dice ancora Brandi, non sono a conoscenza né di come viene effettuata l’operazione d’aborto né delle conseguenze fisiche e psichiche successive a tale pratica.
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