Mancini-Vialli: nel loro abbraccio c’è tutta l’Italia che gioisce commossa

Di nuovo insieme a Wembley: 29 anni fa, da attaccanti della Sampdoria, persero la finale di Champions, oggi la grande vittoria.

Un abbraccio che è il segno di un’amicizia quarantennale, che va molto oltre lo sport. Tutta l’Italia li ha notati e si è commossa.

I “gemelli del gol”

Negli anni ’80-’90, li chiamavano i gemelli del gol. Entrambi classe 1964, Gianluca Vialli e Roberto Mancini hanno condiviso la stessa maglia, quella della Sampdoria per otto lunghi anni (1984-1992).

Nel club blucerchiato, Mancini e Vialli hanno lasciato un segno di profondo, portandolo per la prima volta alla conquista di un trofeo, la Coppa Italia nel 1985 (ne seguirono altre tre nel 1988, nel 1989 e nel 1994), fino al primo storico scudetto, nel 1991.

Mancini e Vialli hanno lasciato un segno anche nella nazionale italiana, in particolare negli anni in cui fu ct Azeglio Vicini (1986-1991). In azzurro, i due contribuirono a un terzo posto agli Europei del 1988 e ai Mondiali del 1990.

Strade divise ma solo nello sport

Dopo l’approdo di Vialli alla Juventus (1992), sportivamente parlando le strade dei due fuoriclasse si sono divise. Mancini è rimasto alla Sampdoria altri cinque anni, per concludere la sua carriera nella Lazio, dove nel 2000 ha vinto il suo secondo scudetto.

Vialli, dal canto suo, ha vinto il suo secondo scudetto con la Juve nel 1995, coronando il sogno della Champions League l’anno successivo. Ha poi concluso la sua carriera nel Chelsea (1996-1999), dove l’ultimo anno, ha rivestito l’inedito ruolo di allenatore giocatore.

“Per aspera ad astra”

Si parlava di Wembley: fino a pochi anni fa, mai Mancini e Vialli avrebbero mai immaginato di poter conquistare un trofeo in nuove vesti in quello stadio. Ebbene, alla fine del 2019, il ct ha voluto il suo ex compagno di squadra come capodelegazione della nazionale azzurra, funzione che Vialli avrebbe rivestito nell’importante cornice di Euro 2020.

Gli ultimi anni sono stati difficili in ogni ambito. Mancini raccoglieva l’ingrato compito di risollevare la nazionale dopo la figuraccia dell’esclusione dai mondiali di Russia 2018. Vialli ha dovuto affrontare un tumore nel 2017, da cui, comunque, è brillantemente guarito.

A inizio 2020, gli azzurri erano pronti a misurarsi nella sfida del primo Europeo disputato in dodici nazioni diverse. La pandemia, però, ha obbligato a rimandare di un anno la competizione.

Un trionfo contro tutti i pronostici

Quando le difficoltà sono così tante, è difficile avere la mente proiettata al trionfo. Si può solo avanzare a piccoli passi, con grande umiltà, rispondendo alla propria ‘vocazione terrena’: fare al meglio, ciò che sai fare meglio, esigendo il massimo da se stessi e il minimo indispensabile dagli altri.

Per aspera ad astra, diceva i latini. Questa è stata la strada della nazionale italiana, che, alla vigilia, di certo non partiva favorita nei pronostici. Nelle difficoltà, però, gli italiani danno sempre il loro meglio e non solo nello sport.

Allora è bello pensare ancora a quell’abbraccio in lacrime tra due amici da una vita. Anche in un ambiente competitivo per definizione, come quello sportivo, i valori umani, il disinteresse, l’abnegazione, l’umiltà contano. Ieri sera, Roberto Mancini e Gianluca Vialli ce ne hanno dato una conferma.

Luca Marcolivio

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