Figlia di Malata terminale attacca l’Eutanasia.Come può il governatore cattolico ex seminarista approvare una legge sul fine vita.

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FIGLIA DI UNA MALATA TERMINALE RISPOPNDE AL GOVERNATORE CATTOLICO BROWN, CHE HA LEGALIZZATO IL SUICIDIO ASSISTITO

Ottobre 9, 2015
Leone Grotti
California. L’ex seminarista Jerry Brown può imparare da Mary Karner cos’è la sofferenza e qual è il suo valore: «Mia madre è morta, ma ho avuto l’opportunità di servirla fino alla fine»

Jerry Brown, il governatore cattolico della California, dice di avere «esaminato bene gli argomenti», i pro e i contro, e di aver «sofferto» molto. Dice di aver parlato con tutti, vescovi e attivisti, medici e amici. Poi, dopo una riflessione durata settimane, ha «deciso di non negare le possibilità offerte da questa legge ai cittadini». Così, con l’argomentazione più banale, sentimentale e meno impegnativa che si potesse trovare, l’ex seminarista ha scritto il suo nome sulla norma che rende legale il suicidio assistito in California, creando positivamente l’inedito diritto di morire.

COMUNICATO DEI VESCOVI. Oltre che con l’arcivescovo anglicano favorevole all’eutanasia Desmond Tutu, il cattolico Brown poteva anche discorrere con i vescovi cattolici del suo Stato, che hanno emesso un comunicato il giorno dopo la firma della legge: «Ci uniamo ai gruppi di disabili, ai medici e ad altri professionisti della sanità, oltre a chi si batte per i diritti dei più anziani, nell’opposizione al suicidio assistito, che rappresenta un modo sbagliato di far progredire la dignità umana di chi affronta una malattia terminale».

LA VERA SOFFERENZA. Le parole e le “sofferenze” del governatore cattolico impallidiscono, appunto, davanti alla testimonianza scritta per il Federalist da Mary Karner, figlia di una malata terminale. Infermiera nel reparto di traumatologia, salva dalla morte e vede morire pazienti ogni giorno. Sua madre, Maggie Karner, affetta da un gravissimo glioblastoma al cervello, era diventata famosa per aver realizzato un filmato virale in cui chiedeva a Brittany Maynard di non suicidarsi.

BRITTANY MAYNARD. Brittany, che aveva lo stesso tumore, ha deciso di suicidarsi lo stesso a 29 anni, trasferendosi in Oregon, dove l’eutanasia è legale, e rendendo pubblica la sua decisione attraverso video e interviste. Così, ha scelto di farsi portavoce di tutti i gruppi che chiedevano la legalizzazione del suicidio assistito in California. Ora quella legge è stata approvata in suo nome, nonostante le raccomandazioni di tanti, tra cui Maggie Karner.

LA LETTERA. «La scorsa settimana mia madre è morta», scrive la figlia Mary. «Sapevo tutto del suo tumore, sapevo cosa sarebbe successo. Ma non conta quanto credessi di essere pronta. Non lo ero. La morte ti trafigge e la tomba della mia bellissima mamma di 52 anni è stata scavata da poco».
Lei, continua la figlia, «era la personificazione della parola “fantastico”. Ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare gli altri e a diffondere il dono meraviglioso che Gesù ha fatto a tutti: la misericordia. (…) E questo è il motivo per cui mia mamma ha usato gli ultimi giorni della sua vita in una campagna contro un uso pericoloso di questa parola: “morte compassionevole”».

«MI SI È SPEZZATO IL CUORE». Ecco perché «mi si è spezzato il cuore quando stanotte ho appreso la notizia che il governatore della California ha firmato la legge. (…) Credetemi, la malattia terminale è una merda. Non c’è modo di indorare la pillola. Mi ha rubato mia mamma (…) ma mi ha anche dato qualcosa che non potrei mai neanche cominciare a descrivere: l’opportunità di servire mia mamma».

PRIVILEGIO DI SERVIRE. Mary ricorda quando «io e la mia famiglia abbiamo avuto la possibilità di occuparci di lei, nel momento in cui lei non ha più potuto occuparsi di se stessa. Eravamo il suo braccio sinistro, quando questo si è paralizzato. E quando tutto è diventato troppo, abbiamo avuto il privilegio di andarla a visitare in una clinica durante l’ultimo mese della sua vita. Non era se stessa, si confondeva, ma poteva ridere. Fino all’ultimo giorno ha riso. Abbiamo riso dei gabbiani quando li scambiava per macchine, abbiamo riso di quanto amasse la cioccolata e il McFlurry di McDonald’s. Abbiamo riso di tutte le cose stupide che facevo da piccola. E quando non ha più potuto ridere, abbiamo cantato per lei e pregato con lei».
Come ha scritto la stessa Maggie poco prima di morire: «Il mio cervello può anche avere il cancro, ma ho ancora molto da dare alla società come donna forte, moglie e madre mentre la mia famiglia può ogni giorno imparare il valore di prendersi cura di me nelle mie ultime ore con compassione e dignità».

«MIA MAMMA AVEVA RAGIONE». Ma perché Mary ha raccontato tutto questo su un giornale? «Sono qui per dire che aveva ragione. Non importa quanto è stato difficile e ancora è difficile. Aveva davvero ragione. E il più grande onore della mia vita è stato occuparmi di mia mamma nei suoi ultimi giorni. Spero e prego che la sua storia continui a stimolare i premurosi cittadini americani a sostenere coloro che scelgono di spremere la vita fino all’ultima goccia. Ad appoggiare le cliniche e i programmi di cure palliative che danno davvero significato alla [locuzione] “morire con dignità”. Lasciamo che coloro che combattono malattie e disabilità sappiano che sono preziosi sempre, in ogni caso. Non dovrebbero mai, neanche per un secondo, sentire che potrebbero avere il “dovere di morire” solo perché nessun’altra opzione è disponibile».
@LeoneGrotti

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