L’ipotesi che il Covid sia stato creato in laboratorio si fa realtà

Fin dall’inizio della pandemia si era fatta strada l’idea che il Covid non fosse nato in natura, ma chiunque lo diceva veniva osteggiato; ora non è più solo una supposizione. 

covid laboratorio
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Gli stessi esperti che in un primo momento ritenevano si trattasse di illazioni, ora invece ammettono che è più di un’ipotesi. Ma che anzi, si tratta di una realtà molto vicina dall’essere appurata.

Prende corpo il sospetto che il Covid sia stato creato in laboratorio

Esiste “l’ipotesi che Sars-Cov-2 possa essere figlio di un virus generato in laboratorio” ed “è ritenuta plausibile al punto tale da dover mandare una squadra di esperti a verificare cosa è successo in quel laboratorio”, ha infatti spiegato virologa Ilaria Capua, direttrice del dell’Emerging Pathogens Institute dell’Università della Florida, una delle voci più interpellate sul tema dai principali mass-media nazionali.

Insomma, a parlare della possibile diffusione del Covid da un laboratorio di Wuhan, regione della Cina, non è un complottista qualunque, al contrario, è una delle scienziate presumibilmente più in linea con il pensiero delle istituzioni e dei grandi potentati farmaceutici. 

Il controllo dell’Oms in Cina e i motivi soggiacenti

“Se l’Oms, oltre un anno dopo il fatto, decide di spedire un gruppo di esperti in Cina per cercare di stabilire che cosa è successo un motivo c’è”, è quanto ha fatto notare la Capua in un’intervista al Corriere della sera. “E il motivo che serpeggia nel fondo è che è accettato e risaputo che in alcuni laboratori del mondo esista la tecnologia per alterare virus naturali più o meno innocui e trasformarli in stipiti virali potenzialmente pandemici”.

Gli esperimenti a cui fa riferimento la biologa sono detti Gof, ovvero Gain of fuction, acquisizione di funzioni. Questi, prosegue la scienziata, “mirano a far acquisire a virus naturali o di laboratorio alcune caratteristiche come la virulenza o la trasmissibilità per poi studiarne i meccanismi in sistemi di ricerca artificiali”. 

Quali saranno le cure del futuro contro il Covid?

Di questi stessi esperimenti “si parlò molto nel 2012 quando alcuni gruppi di scienziati finanziati da enti pubblici trasformarono virus influenzali aviari H5N1 in una variante più contagiosa”. Per questo ora, per la scienziata, la domanda è legata allo scegliere oggi cosa fare per la salute mondiale, e come affrontare la lotta a questo virus.

“Affrontare il rapporto rischio-beneficio di moltiplicare i laboratori che possono generare virus con potenziale patogeno rafforzato oppure spingersi nell’immaginare un mondo che grazie al Covid-19 avrà presto vaccini in formato cerotto, spray, chip che possono arrivare a destinazione anche senza un involucro gigantesco e refrigerante, che a oggi si è mostrato uno dei principali colli di bottiglia della logistica?”, domanda la Capua.

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La vera questione è che qualcuno ha progettato la pandemia

La vera questione, però, è che fino  a pochissimo tempo fa, infatti, solo menzionare l’ipotesi che il Covid potesse essere originato da un virus “scappato” dal laboratorio di Wuhan si finiva accusati di terrapiattismo, di negazionismo, di complottismo. Ora anche gli scienziati più “mainstream” lo ammettono candidamente.

Però chi si prende le responsabilità di averle negato la realtà? Chi sono cioè i veri negazionisti? Chi lavora per il bene della popolazione, o chi invece solamente per i propri miseri e meschini interessi economici? Domande a cui qualcuno, in propria coscienza, dovrà rispondere e trarre le proprie conclusioni.

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Questo virus, secondo gli analisti, sarà destinato a durare anni e a cambiare l’intera umanità. Forse è quello che, gli artefici dello stesso, vorrebbero. Chi crede in Dio, però, non ha nulla da temere. Oggi come sempre sarà Lui a cambiare il corso della Storia, donando ancora una volta all’umanità nuova speranza e salvezza eterna. Lasciamo perciò nelle mani di Dio le incertezze del futuro, quindi, consapevoli che sarà Lui a dare ogni risposta. 

Giovanni Bernardi

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