Il legame tra il Messia e il re Davide che non tutti conoscono

Davide (o David) è colui il quale, dopo aver dato fiducia alle tribù israelitiche, le riunì in un unico, forte popolo, rispettato da tutti. Il Signore gli assicurò un’eterna posterità: da lui sarebbe nato il Salvatore, il Cristo, il Messia.

San Davide
San Davide (photo websource)

La storia di Re Davide è particolarmente nota: fu lui a dominare la scena della storia di Israele nel X secolo a.C., al tempo stesso fu lui ad abbattere il gigantesco filisteo Golia. L’aspetto su cui vogliamo però porgere particolare attenzione è il suo stretto collegamento con il Messia, per l’appunto chiamato dalle più importanti fonti evangeliche “Figlio di Davide”. Questo aspetto, però, non può prescindere dallo stretto collegamento genealogico che il Re d’Israele possiede con Maria, ma soprattutto con il padre putativo di Gesù, il Santo Giuseppe, patrono della Chiesa Cattolica.

Perché Gesù è chiamato “Figlio di Davide”?

Approfondiamo, per quanto possibile, questo aspetto. Quando parliamo di personalità così antiche, ma al tempo stesso così importanti, non possiamo prescindere dall’avere sotto mano le fonti più importanti dell’epoca. Ad oggi, la fonte che meglio ci racconta la genealogia regale è la Sacra Bibbia. Partiamo però dal Nuovo Testamento, comprendente i Vangeli e parte dell’opera di Paolo, nonché l’ultimo libro dell’opera, l’Apocalisse di Giovanni.

Il Vangelo di Luca ci dice che il padre putativo di Gesù, colui che effettivamente l’ha cresciuto insieme alla Vergine Madre, <<era della casa di Davide>>. Infatti, anche Matteo, che parte proprio con la genealogia di Gesù, racconta che “Gesù Cristo discende secondo la carne da Davide“. D’altronde, il racconto degli evangelisti, è uno dei racconti più vicini alla parola di Gesù. Basti infatti pensare che sono stati redatti (in lingua greca) non molto tempo dopo la salita al cielo del Maestro. Ma quando è lo stesso Maestro a dar voce alla genealogia, le cose si fanno ancor più interessanti. Sappiamo bene che il Giovanni dell’Apocalisse (che secondo molti storici e antropologi risulta essere lo stesso del Vangelo, secondo altri se ne discosta) scrisse il Santo testo vivendo un chiaro momento d’estasi, con la mano guidata dall’impulso divino.

Re David nelle fonti

Quando il Cristo, l’Unto, apparve a Giovanni sull’isola di Patmos gli disse di essere “la progenie di Davide”. Sempre nel libro dell’Apocalisse, si legge che di Lui viene detto che è “il Rampollo di Davide”. Questo, chiaramente, rispecchia quanto profetizzato da Isaia, quando disse: “Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici. Lo spirito dell’Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timor dell’Eterno”. Tornando poi al testo evangelico, questa volta scritto dalla “penna” di Luca, si fa riferimento al luogo della Natività. Giuseppe e Maria adagiarono il piccolo in una mangiatoia di Betlem. In tal senso, Luca scrive nel suo Vangelo: “Oggi, nella città di Davide, v’è nato un salvatore, che è Cristo, il Signore”. Betlemme è dunque riconosciuta come la “casa” presso cui sarebbe nato il Salvatore d’Israele (cfr. profeta Michea).

La stirpe regale e il mistero dell’Incarnazione

C’è poi un altro segno divino che ci porta a conoscenza della stirpe regale di Gesù, rappresentata (anche) dalla genealogia del padre Giuseppe. Ancora una volta, è Matteo a chiarirci le idee. Il falegname, che ancora non conosceva il suo importante ruolo nella storia della salvezza, non sapeva come comportarsi dinanzi alla miracolosa maternità di sua moglie, Maria. Venne dunque in suo aiuto un Angelo, che gli disse: “Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

Fabio Amicosante

 

 

 

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