Nel documento si legge dell’importanza che ha per la chiesa la vita contemplativa, poiché si tratta di uno: “Spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presupposto per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale e in quella delle sorelle”. L’ascolto sarebbe dunque rovinato dal continuo e disturbante rumore degli smartphone, ma anche sommerso dalla marea di notizie che circolano quotidianamente sul web. Niente smartphone ed internet per le monache nei conventi? Non proprio, nel documento si legge: “L’uso dei mezzi di comunicazione, per motivo di informazione, di formazione o di lavoro, può essere consentito nel monastero, con prudente discernimento, ad utilità comune, secondo le disposizioni del Capitolo conventuale contenute nel progetto comunitario di vita”.
Questi strumenti inoltre, continua il documento, possono essere uno strumento utile per tenersi informate sulla situazione nel mondo e su quella della Chiesa, ma esorta anche ad ottenere: “La doverosa informazione sulla Chiesa e sul mondo, non con la molteplicità delle notizie, ma sapendo coglierne l’essenziale alla luce di Dio, per portarle nella preghiera in sintonia con il cuore di Cristo”. Come si può evincere dal testo non viene negato l’utilizzo di internet al fine conoscitivo e d’informazione, purché venga usato con discernimento e non tolga spazio e attenzione alla doverosa contemplazione che caratterizza i conventi di clausura.
Luca Scapatello
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