Cambiare punto di vista apre letteralmente gli orizzonti. Pensate cosa accadrebbe se potessimo, almeno una volta nella vita, viaggiare nello spazio, come gli astronauti. Percorrere migliaia di chilometri per allontanarci dal pianeta e continuare a salire verso l’immenso. Come ci mostrano molti filmati, la Terra ci apparirebbe sempre più piccola. Attimo, dopo attimo, i colori cambierebbero sotto i nostri occhi, la realtà intorno diventerebbe rapidamente un’altra. Prenderemmo le distanze dalla vita quotidiana, qualche volta noiosa e abitudinaria, dalla voce delle persone solitamente con noi e dal rumore della città, dai conflitti mondiali e dalle orrende notizie del TG. Soli, noi e l’universo infinito, ci renderemmo conto probabilmente di quanto sia straordinario il progetto del Creato, di cui siamo solo una minuscola tessere.
Il colonnello Michael S. Hopkins, astronauta della Nasa, ha potuto farlo (nel 2013) ed ha portato con se, in accordo con padre James H. Kuczynski, Parroco della chiesa di Santa Maria Reina di Friendswood, una pisside con sei ostie consacrate (ognuna divisa in quattro parti) per potersi cibare del Corpo di Cristo (una volta ogni sette giorni), durante le ventiquattro settimane in cui è stato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Ha detto: “Quando si vede la Terra da questa posizione e si osservano dall’alto tutte le bellezze naturali esistenti, è davvero difficile concludere che non sia esistita una Forza intelligente che ha creato tutto questo.”.
Il colonnello, prima della missione, aveva terminato un percorso di catechesi per potersi battezzare, in seguito alla conversione e alla decisione di seguire il cammino spirituale della moglie e delle figlie, già cattoliche. In orbita pensava spesso: “Sapendo che Gesù era con me, ho affrontato con maggior sicurezza il momento in cui sono uscito dalla stazione spaziale, camminando nel vuoto dell’universo”.
Ha potuto anche ricevere frequentemente le omelie del suo Parroco tramite e-mail.
E’ bello sapere che quello del colonnello Hopkins, non è certo un caso isolato. Altri astronauti, nel corso della storia, hanno professato apertamente la loro fede in Dio. Per citare alcuni esempi:
1968 – La notte di Natale l’americano Frank Borman, a bordo dell’Apollo 8 in orbita intorno alla Luna, lesse il libro della Genesi, in diretta televisiva.
1994 – Sid Gutierrez, Thomas Jones e Kevin Chilton pregarono assieme sullo Space Shuttle, a 125 miglia di quota sull’Oceano Pacifico.
2000 – l’astronauta Mike Massimino volle confessarsi prima della partenza. Portò con sé una bandiera del Vaticano che poi regalo a Giovanni Paolo II.
2014 – Tutti noi abbiamo visto le foto di Samantha Cristoforetti con alle spalle icone cristiane e un crocifisso.
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