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L’associazione ProVita, e non solo, risponde alla cultura della morte

ProVita

In risposta alla delibera del Consiglio Regionale del Piemonte, denominata “Indirizzi e criteri per garantire l’effettivo accesso alle procedure per l’interruzione della gravidanza”, l’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita e la ProVita hanno distribuito dei volantini, esprimendo il loro -e il nostro- assoluto dissenso.
Il titolo della delibera è, quanto mai, esaustivo ed esprime tutta la non curanza della cultura della morte, sulla facilità con cui un bambino in grembo viene eliminato.

Il volantino distribuito dall’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita e dalla ProVita sottolinea che la legge 194 sull’aborto parla, prima di tutto, della “tutela sociale della maternità”, ma che, invece, se ne fa, puntualmente, un cattivo uso, parlando solo dei metodi e della possibilità di aborto, incitando le aziende ospedaliere ad assumere esclusivamente medici abortisti.

Ciò viola grandemente le disposizioni dei trattati internazionali, che danno, invece, ampio spazio e diritto all’obiezione di coscienza.
In Piemonte -è da sottolineare- le strutture che accolgono coloro che vogliono praticare l’aborto sono in numero maggiore, rispetto a quelle in cui i bambini vengono alla luce!
E supponiamo che non sia l’unica Regione a muoversi in questo senso, cercando di emulare le disposizioni delle altre Nazioni, in cui l’aborto è routine.

Come è possibile che tante forze politiche si schierino a favore delle pratiche abortive, tralasciando intenzionalmente di considerare il diritto alla vita del feto nel grembo materno?
Ogni essere umano ha “pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, razza e altre condizioni, compresa l’età”, ma questo sembra non importare a nessuno.

E come mai -ci chiediamo ancora- non si parla, in nessun caso, del diritto alla salute delle donne, che non vengono adeguatamente informate sulle complicanze fisiche e psichiche, che potrebbero conseguire all’aborto?
Non possiamo rassegnarci al fatto che la nostra società scivoli verso quella cultura che seleziona le vite degne di essere tali, come si fa con la frutta marcia e quella buona al supermercato!

Antonella Sanicanti

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