I TEST PRENATALI INVITANO ALL’ABORTO
La moderna medicina permette alle donne in gravidanza di eseguire dei test molto sofisticati, per controllare lo stato di salute del feto e seguire lo sviluppo del bambino, sin dalle prime settimane dopo il concepimento.
I test prenatali possono anche informarci sul sesso del nascituro o sulle possibili anomalie genetiche, come la sindrome di Down, di Edwards o di Patau, o su altri tipi di malformazioni.
Se da un lato ciò può aiutare i genitori a prepararsi nel miglior modo possibile ad accogliere il loro bambino, dall’altro da occasione di scegliere di non farlo mai nascere.
Si parla di aborti selettivi: “Il consenso è unanime nel voler denunciare l’aborto selettivo. Nessuno sosterrebbe, per promuovere la “libera scelta” dei genitori, di abortire una bambina perché non è di sesso maschile. Stranamente, quando applichiamo questo stesso ragionamento alla sindrome di Down, la logica cambia totalmente. Discriminare un bambino sulla base della variazione dei suoi cromosomi diventa una “libera scelta” individuale, che viene persino apprezzata. Com’è possibile questo capovolgimento?” -ha denunciato “Stop Discriminating Down”, seguendo una dichiarazione della “Fondazione Jerome Lejeune”, che porta in nome del genetista che scoprì la causa della sindrome di Down, oggi proclamato Servo di Dio.
Esiste un test modernissimo chiamato “Nipt” che prevede l’esame del dna fetale, dal sangue materno, intorno alla nona o decima settimana di gravidanza. Questa nuova procedura è considerata non invasiva e meno rischiosa, rispetto all’amniocentesi o alla villocentesi (causa a volte di aborti spontanei).
Qualora questo test sospetti la possibilità di un’anomalia genetica, ci sarà comunque bisogno degli esami su citati e rischiosi per il feto, per confermare l’ipotesi.
Tutto, in apparenza, è lasciato dunque alla coscienza dei futuri genitori, ma questi test e le propagande sulla possibilità di scegliere l’aborto liberamente, diminuiscono enormemente la possibilità di nascere, per molti feti portatori di handicap, in tanti Paesi europei, compreso il nostro.
Nella modernissima Francia, poi, sono addirittura bloccati molti spot, nati per sensibilizzare la gente nei confronti delle persone Down.
L’ipocrisia dilaga, in maniera proporzionale al concetto di vita come prodotto da scartare e rispedire al mittente, se non è perfetto come lo si voleva. E ancora una volta si cerca di stabilire i canoni della “perfezione umana”, negando a qualcuno
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