Se in questo mondo, gli adulti che lottano per la pace diminuiscono, mentre aumentano i bambini che imparano ad essere violenti, allora stiamo proprio sbagliando qualcosa.
E’ di questo avviso anche lo psichiatra Paolo Crepet, che conosciamo per i suoi interventi, in molte trasmissioni televisive.
In un programma di La7, proprio lui, rifletteva, o incitava tutti noi a farlo, sul moltiplicarsi degli episodi di violenza, che alcuni alunni hanno compiuto nei confronti dei loro docenti e del personale Ata delle scuole.
Pare che il nocciolo della questione sia la permissività, con cui, negli ultimi decenni, i nostri cuccioli sono stati allevati.
L’estremo rispetto per la personalità e la crescita del piccolo ha, infatti, invaso e modificato i metodi educativi, che eludono ogni punizione, per non arrecare danno alle giovani menti.
Invece, il danno pare esserci lo stesso e anche più grave.
Alla semplice buona educazioni (cui noi eravamo “costretti”, ma i cui buoni frutti hanno segnato intere generazioni), si soppianta, ora, la prepotenza del bambino pretenzioso, che ha libera scelta su ogni cosa, sui giochi, sul cibo sul vestiario.
Il risultato non è affatto quello che ci si aspettava, ossia di bambini più sereni e meno frustati, bensì di bambini che non hanno mai ricevuto un rifiuto, che sono despoti anche in classe, con coetanei ed insegnati, o in famiglia con gli altri aduli.
Con ogni probabilità, questi diverranno ragazzi che alla prima delusione scolastica, amorosa o, poi, lavorativa, sentiranno di essere inadeguati per la società.
A Sondrio, a Caserta, a Piacenza (dove l’insegnante è finita in ospedale, dopo essere stata colpita da un alunno), in Valle del Savio (dove l’alunno ha dato un pugno in faccia all’insegnante), nessuno denuncerà quei bambini, se non altro per buon cuore o perché minorenni, ma i loro genitori dovrebbero proprio fare ammanta, ritornare sui loro passi, e riconoscere, perlomeno, la forza educatrice delle istituzioni, che, destinate a tale scopo, spesso vengono mutilate nel loro ruolo, da inopportuni interventi delle famiglie.
Antonella Sanicanti
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