La vera storia di San Marcello Papa e Martire.

 

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Per la fede cattolica, “santo” è colui che sull’esempio di Gesù Cristo, animato dall’amore, vive e muore in grazia di Dio; in senso particolare è colui che in vita si è distinto per l’esercizio delle virtù cristiane in forma eroica o per aver dato la vita a causa della fede (i martiri). La Chiesa cattolica, attraverso un atto proprio del magistero del Papa, proclama santo una persona solo in seguito all’esito di un articolato procedimento detto canonizzazione

 S. Marcello Papa.

Marcello è rappresentato in un atteggiamento davvero insolito per un papa: in una stalla mentre accudisce cavalli e muli. E potrà stupire sapere che lo si considerava di stallieri e palafrenieri. È evidente l’ispirazione alla leggenda così proposta da Jacopo da Varagine nella sua celebre Leggenda aurea: « Marcello, essendo a Roma Sommo Pontefice e riprendendo Massimiano per la sua crudeltà contro i cristiani, mentre diceva Messa nella casa di una patrizia romana, l’imperatore adirato fece di tale casa una stalla di bestie e vi condannò il detto Marcello a guardare e servire gli animali, nel qual servizio, dopo molti anni, si riposò in pace».

E la leggenda, che non lascia mai le cose a metà, vuole che la patrizia romana di cui si parla fosse la celebre Lucina e che la sua casa trasformata in stalla fosse sita esattamente nel luogo in cui si trova attualmente la chiesa di S. Marcello al Corso, uno degli antichi « titoli » della città.

In verità la chiesa attuale è stata edificata, invertendone l’orientamento, su una chiesa bruciata nel 1519 e che era sorta forse al principio del IV sec. proprio sul «catabulum », la stazione centrale dei servizi di posta, e in occasione di recenti restauri si è trovata sotto l’altare maggiore una lamina di piombo con un’epigrafe del sec. X-Xll che parla del «corpo di S. Marcello papa e martire, Largo e Smaraldo [sic] martiri e di altri».

In realtà di S. Marcello non si sanno molte cose con sicurezza, e c’è stato qualche critico che ne ha persino messo in dubbio l’esistenza, ritenendolo uno sdoppiamento di S. Marcellino, divenuto papa nel 296 e morto martire nel 304 e dopo del quale è accertato che vi fu la sede vacante per qualche anno, finché nel 309 venne eletto S. Eusebio. Ma l’affermazione è chiaramente eccessiva. Gli estensori del calendario rinnovato, pur relegando la memoria di S. Marcello ai calendari particolari, non essendo
egli un santo d’importanza universale (come suggerisce il documento conciliare Sacrosanctum concilium, n.111), e pur chiarendo che egli non morì martire, ne ricordano la qualifica di papa e la morte avvenuta a Roma nel 309.

Duplice fu l’impegno del breve pontificato di S. Marcello: la ristrutturazione delle «parrocchie» romane devastate dalla feroce persecuzione di Diocleziano e il rigore nei confronti dei cosiddetti «lapsi», che pretendevano di essere ammessi ai sacramenti senza compiere la prescritta penitenza.

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