Ghouta (territorio intorno a Damasco): 200 morti, solo negli ultimi giorni! E’ questa una della ultime tragiche news sulla guerra civile in Siria, che da ben sette lunghi anni uccide uomini, donne e bambini e distrugge ogni forma di civiltà.
Li la gente cade sotto le bombe degli aerei russi e i comandi di Assad; Ghouta, in particolare, non ha tregua da tre mesi.
Lo scopo degli attacchi sarebbe quello di riappropriarsi nell’ultimo sito (si dice) dei ribelli, ma intanto, si spara da ogni direzione e il massacro conta settecento morti, quasi duecento bambini.
Accade perché i bombardamenti sono indiscriminati e distruggono anche ospedali, moschee e scuole.
Immaginate quale strazio stiano vivendo quelle persone, un inferno reso reale e spietatamente violento. Immaginate la gente che urla e cerca di sfuggire ad una morte inutile, ma non trova alcun rifugio, mentre i soccorsi teantano di estrarre dalle macerie i corpi di coloro che ancora potrebbero salvarsi. Immaginate i corpi dei bambini, che in quelle strade avrebbero dovuto scorazzare sereni e che, invece, restano vittime della guerra degli adulti.
E’ l’Osservatorio Nazionale per i Dritti umani che raccoglie i dati della situazione, mentre le Nazioni Unite, inascoltate, intimano di cessare il fuoco: “Gli aerei governativi stanno sparando su tutto ciò che si muove all’interno delle aree residenziali”. “I nostri ospedali sono sovraffollati di feriti, stiamo esaurendo gli anestetici e altri farmaci essenziali”. “Gli elicotteri e gli aerei hanno completamente distrutto un intero quartiere”. “E’ un’autentica pioggia di bombe quella che sta cadendo. Non posso uscire di casa e così i miei figli non hanno niente da mangiare. E’ molto difficile per un padre, quando vedi la paura nei loro occhi e sai che non c’è nessun posto sicuro dove proteggerli”, dicono alcuni testimoni, tra medici e civili.
In quell’area vivono 400.000 persone e le Nazioni Unite ribadiscono: “È assolutamente necessario porre fine a questa sofferenza umana insensata. Questi attacchi a civili innocenti deve finire adesso” e a questo appello si unisce anche l’Unione Europea.
Antonella Sanicanti
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