Chi l’ha detto che per essere Santi bisogna essere tristi?

Purtroppo è diffusa l’idea che la santità sia solo il risultato di lunghi sacrifici e dolorose penitenze. La realtà è che questo sia un concetto piuttosto erroneo, se si leggono le parole degli stessi santi. 

Una convinzione a volte diffusa che porta a sentirsi in colpa ogni volta che si decide di fare qualcosa che ci fa distrarre e stare bene con noi stessi.

felicità
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Tanto da fare pensare che in certi casi anche solamente essere felici possa essere considerato un peccato. Alcuni santi invece presentano dei veri e propri rimedi contro la tristezza. I Padri della Chiesa affermavano infatti che la tristezza è la porta del peccato, e che essere allegri è allo stesso tempo anche un modo per attirare gli altri alla bellezza della fede.

Gesù nella sua vita portò tante persone alla felicità

San Francesco di Sales, in una sua nota espressione, affermava che “si cacciano più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto“. Ma è davvero possibile che ci sia un legame diretto tra santità e felicità, tanto che più aumenta la seconda più ci si avvicina alla prima? Essere felici infatti implica anche una responsabilità nei confronti di Dio.

Fu lo stesso Gesù nella sua vita a portare tante persone alla felicità, in un tempo in cui le vite erano segnate da scontri, liti, conflitti e soprattutto ingiustizie. Per tutti invece Gesù era portatore di pace, speranza, fiducia nel futuro e di conseguenza, quindi, anche di allegria. Gesù arrivava persino a fare il bene dei nemici, rivoluzionando totalmente la visione comune delle cose.

Cristo guarì i malati, risuscitò i morti, nutrì gli affamati. Donò loro la gioia di vivere, la libertà, la salute e la pienezza. Allora per quale motivo alcuni cristiano hanno creduto che più si soffre più si è bravi cristiani? La sofferenza è una componente inevitabile nella vita di ciascuno, ma Gesù non dice di andarla a cercare.

Il Signore ama i suoi figli e non vorrebbe vederli mai addolorati

Il Signore infatti ama così tanto i suoi figli che non vorrebbe vederli mai addolorati, ma al contrario desidera risollevare l’umanità da ogni male. Dio è Padre amorevole che ama vedere i suoi figli felici, e che quindi desidera che stiano bene, che mangino bene, che si dedichino a ciò che gli piace, che abbiano buone persone intorno e trascorrano un buon tempo nelle loro giornate.

Fin dall’inizio della Creazione, infatti, Dio cerca la nostra felicità, creandoci per la vita e non per la sofferenza. Purtroppo però esiste anche una falsa felicità, da cui bisogna stare bene alla larga. In alcuni casi, invece, tendiamo a rinunciare alla felicità per la convinzione che in quanto cristiani siamo chiamati a soffrire, che bisogna mettere cioè al primo posto le pratiche penitenziali rispetto alla pienezza del proprio cuore.

Essere felici invece aiuta anche gli altri a fare altrettanto, solamente attraverso la testimonianza di una vita risorta nonostante il dolore e le difficoltà. Questo è possibile grazie ai frutti dello Spirito di Dio. “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge” (Galati 5, 22-23).

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