La nostra fede è più grande di un granello di senape? Gli apostoli pongono a Gesù una domanda: “Aumenta la nostra fede”. Se gli dicono così vuol dire che sentono il bisogno di crescere, di aumentare la propria fede; si rendono conto di aver molto bisogno di imparare, cambiare, evolvere. E già questo è molto!
Rendersi conto che quello che si è non basta è la prima spinta per poter poi cercare e cambiare. Alcune persone, pur avendone tanto bisogno, neppure sentono il desiderio di progredire. Altre hanno così tanta paura che sono bloccate da tutto, sono terrorizzate “dall’aumentare”.
Gesù non risponde dicendo: “Fate questo, o fate quell’altro” e neppure risponde dicendo: “Sì o no”. Gesù dà loro un criterio descrittivo per vedere quanta fede hanno: “Se hai fede quanto un granello di senape, puoi dire ad un gelso: “Sii sradicato e trapiantato nel mare”, ed esso lo fa”.
Un granello di senape è piccolo come una pulce, minuscolo, quasi invisibile. Ma una volta seminato velocissimamente cresce, e nell’arco di un anno quel piccolo seme può divenire un albero anche di 3-4 m.
Il gelso, invece, è un albero secolare che può vivere anche 600 anni, ha radici profonde, che si abbarbicano nella terra. E’ un albero molto difficile da sradicare, per questo è il simbolo della solidità, della staticità, dell’inamovibilità.
Allora: che un gelso si radichi nel mare, beh è alquanto difficile, meglio, impossibile! Ma per chi ha fede anche l’impossibile è possibile!
Allora qui Gesù dice: “Se aveste un po’ di fede, di fede vera, autentica, trasparente, nulla vi sarebbe impossibile. Nessun ostacolo potrebbe fermare il vostro cammino”.
Il vangelo è colmo di frasi dove viene chiesta la fede. Mc 9,23. Un giorno un padre chiede a Gesù la guarigione di suo figlio e gli dice: “Se è possibile, guariscilo”. E Gesù: “Se tu puoi? Tutto è possibile per chi crede”. Mc 11,22-23: “Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”. Lc 7,50; Mc5,34; 10,52: “La tua fede ti ha salvato”. Ai guariti Gesù dice quasi sempre così. Ai guariti Gesù non diceva “la fede in me ti ha salvato” o “in Dio”, ma “la tua fede”. Cioè: era la fiducia che essi avevano, che aveva operato la guarigione. 1 Gv 5,4: “Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede”.
Ma cos’è la fede? Oggi sappiamo cosa avviene nel nostro cervello. Oggi sappiamo cose che solo dieci anni fa ci sarebbero sembrate incredibili.
La fisica quantistica ci dice: “Quando tu pensi emetti dei pacchetti di onde elementari (si parla di tachioni, particelle senza massa) che alla velocità di 857 milioni di km al secondo (!) raggiungono tutto ciò che risuona nell’universo alla stessa frequenza.
Pensa alla radio: se tu ti sintonizzi su Radio Rds ti metti su una certa frequenza d’onda. Se, invece, sei sintonizzato su di un’altra senti e sei collegato con Radio 105. Per cui quando tu pensi “io non ce la faccio”, il tuo cervello emette onde che vanno a sintonizzarsi con tutti quelli che pensano così e tu avrai la certezza di non farcela. Quando tu pensi “impossibile”, il tuo cervello che cerca soluzioni, va a sintonizzarsi con la frequenza “impossibile” e non potrà nient’altro che dire: “Vedi, è impossibile”.
Se tu hai paura di essere derubato, con quale frequenza ti stai sintonizzando? Con la frequenza: “Rubami!”. E che cosa potrà accadere, secondo te? Se tu hai paura che tuo figlio faccia un incidente stradale, ti stai sintonizzando con la frequenza “incidente stradale”. E’ molto pericoloso questo.
Se tu ti pensi “non so come, ma ce la farò”, il tuo cervello va a sintonizzarsi con la frequenza “ce la farò” e in qualche modo, a te oggi non conosciuto e incredibile, farà in modo che tu ce la farai. Se tu pensi e vivi: “Sono nelle mani di Dio, Lui mi ama e i suoi angeli mi proteggono”, allora ti sintonizzi sulla frequenza “al sicuro; sono protetto”, e ti attiri nient’altro che ciò.
Sembra magia ma è solo fisica quantistica. Sembra un giochetto per creduloni ma in realtà questa è la fede: credere a ciò che non è ancora. Questo è ciò che dice il vangelo di oggi: “Se hai un po’ di fede, vedi questo gelso, impossibile da spostare? Tu lo farai!”.
Inoltre oggi sappiamo che il cervello conscio è delegato per pensare: il suo ruolo è quello di verificare se quello che pensiamo è proprio quello che vogliamo. Il cervello inconscio è delegato a trovare soluzioni.
Facciamo un esempio. Tu vorresti guarire (e magari dici anche agli altri che guarirai), ma dentro di te invece non ci credi, hai paura e ti comporti da malato. Cosa fa il tuo cervello inconscio? Va a cercare soluzioni! Ma cosa gli hai dato tu come messaggio? “Malato” e lui non potrà che confermarti questo, sintonizzandoti su questa frequenza d’onda. Quindi ti farà conoscere altri malati come te, magari una struttura di ricovero, un medico che è bravo ad accompagnare i malati, ecc. Ma la frequenza è sempre la stessa: “Malattia”.
Dobbiamo insegnare agli uomini ad aver fede. Aver fede non vuol dire pregare di più (casomai la preghiera è un mezzo per aver più fede). Aver fede vuol dire avere la certezza che ce la faremo. Aver fede vuol dire essere certi che l’aiuto o quello che ci serve, che oggi non abbiamo, arriverà. E quando non arriva, rimanere fissi che arriverà, perché arriverà.
Quando monsignor Francesco Frasson costruì l’Opsa di Padova (istituto che si prende cura di gravi forme di handicap) nel lontano 1956, non vi erano tutti i soldi per farlo. Ma lui fece come se ci fossero. Allora un collaboratore gli disse: “Ma Francesco non abbiamo i soldi!”. “Noi abbiamo la fede!”. “Francesco, non ci sono i soldi!”, riprese. “Se avessimo i soldi, che ce ne faremo della fede? Stai tranquillo e adesso vai a dormire in pace. Abbi fede”. E così fu.
Torniamo al vangelo. Quando gli chiedono. “Aumenta la nostra fede” (17,5), Gesù risponde: “Non è questione di averne di più, ma di averne, ne basta, infatti, un granello di senapa. La fede o ce l’hai o non ce l’hai.”.
Ed Roberts: a 14 anni rimane paralizzato dal collo in giù. Durante il giorno usa un respiratore e la notte la passa in un polmone d’acciaio. Che vita sarà? La paura dice: “E’ la fine! Ma dove vuoi che vada? Che vita che mi aspetta”. Ma la fede dice: “Vivrò e mi realizzerò! Come? Non lo so, ma sarà così”. Ed Roberts si è realizzato, si è laureato, è diventato capo di Stato per il dipartimento per la riabilitazione e ha cambiato i pregiudizi della società verso i disabili. La fede sposta le montagne!
Billy Joel, famoso musicista. A vent’anni si butta tutto sulla musica, ma fallisce e finisce col dormire nelle lavanderie, senza casa e senza soldi. Decide di suicidarsi. La paura dice: “E’ finita; è impossibile; non si può seguire i propri sogni; meglio accontentarsi”. La fede dice: “Tutto è possibile per chi crede”. Billy si dice: “Voglio aver fede: quello che Dio mi manderà io lo farò”. Il giorno dopo incontra per caso (!) un uomo che gli dice: “Perché non ti fai aiutare da un istituto di terapia mentale?”. Lui: “Ma neanche per sogno!”. La sua vita va sempre peggio. Allora si dice: “Mi avevo detto: quello che Dio mi darà, io lo farò. Dio qualcosa mi ha mandato…”. Entra in istituto, recupera la fiducia in sé e diventa un famoso musicista.
Gelso sono le mie credenze.
Una donna ha come missione “far crescere i genitori”: lei lo sente come la sua missione. Il punto è che fa la commessa in un negozio di scarpe e ha già trentacinque anni: “Dove vuoi andare?”, dice la paura. Ma la donna ha fede e ci crede. Un giorno, per caso (il caso: il nome incognito di Dio), in negozio, parlando con una signora scopre che è psicologa e le viene un’idea: “Mi iscrivo a psicologia”. E così fa. Lascia il lavoro, si mette a studiare e per mantenersi fa la cameriera in pizzeria. Oggi ha quarantacinque anni, è laureata e ha uno studio per genitori e famiglie. Impossibile? Nulla è impossibile per chi crede.
Ciascuno di noi ha i suoi gelsi “impossibili”. Cosa vogliamo fare?
Possiamo decidere di non aver fede e dire: “Troppo grande; troppo forte; è difficile; non ce la faccio; non ne sono capace; non c’è scampo; è doloroso; non ne ho le forze; non è per me; e se poi…”.
Oppure possiamo decidere di aver fede e di credere nell’impossibile: “Non so come, non so con l’aiuto di chi (e prenderò ogni aiuto, ogni idea della Vita, da dovunque venga), non so in che modo, ma ce la farò”.
Tuo padre è un duro, ti ha trattato duramente e non ti ha mai chiesto scusa. Cosa potrebbe succedere se avessi fede e pensassi che c’è un canale da qualche parte per far breccia nel suo cuore?
La tua vita va a rotoli: col partner, con i figli, nel lavoro. Cosa potrebbe accadere se avessi fede e potessi credere che la Vita ti parlerà (se tu l’ascolterai) e ti aiuterà?
Hai paura di non farcela a seguire il tuo cuore: cosa potrebbe accadere se avessi fede e credessi che adesso, in questo tempo, Dio ti sta mettendo affianco un angelo per il tuo cammino?
Hai un tumore, i medici dicono che non ci sono grandi possibilità. Cosa potrebbe accadere se tu avessi fede e fossi disposto a cambiare tutto, a fare tutto pur di guarire? Altri nelle tue condizioni sono perfettamente guariti: perché tu no?
Il contrario della fede è la fissazione, quando cioè noi abbiamo stabilito un’idea e non vogliamo cambiarla.
Quando Copernico, Galileo e soci dissero: “Non è l’universo che gira attorno alla terra ma è la terra che gira attorno al sole”, gli altri dissero: “Impossibile!”. Era impossibile solo perché non era ancora stato dimostrato.
Quando qualche fisico a inizio secolo iniziò a dire: “L’atomo (a-tomos=non divisibile) si può dividere”, a tutti parve impossibile. Lo era solo perché non era stato fatto, oggi non lo è più.
Quando il Concilio Vaticano disse che la messa si sarebbe celebrata in italiano e non più in latino e che l’altare si sarebbe girato, alcuni rimasero scandalizzati. Oggi nessuno lo è più.
Siamo quel gelso: quando sono fissato sulle mie idee, sulle mie posizioni, sulle mie regole rigide, sui miei pregiudizi, sui miei credo indiscutibili, allora più nulla è possibile.
C’è una storia su come a volte siamo fissati come un gelso. La piccola Mary era in spiaggia con la madre. “Mamma posso giocare con la sabbia?”. “No, tesoro, se no ti sporchi i vestiti”. “Posso entrare con i piedi nell’acqua?”. “No, se no ti bagni e ti viene il raffreddore”. “Mamma posso andare a giocare con gli altri bambini?”. “No, se no poi ti perdi”. “Mamma, mi compri il gelato?”. “No, se no ti fa venire il mal di gola”. La piccola Mary, allora scoppiò a piangere. La madre si rivolse ad una signora lì presente e le disse: “Per amor del cielo! Ha mai visto una bambina più nevrotica?”.
Il grande modello di fede è Maria. Pensateci: era impossibile da accettare quello che Dio le proponeva, essere cioè madre di Dio, che voleva dire essere eretica (una donna madre di Dio? La pena era la morte) e incinta, ma non dal suo fidanzato Giuseppe (pena: la lapidazione). Ma ebbe fede: “Non so come, ma mi fido, avvenga quello che tu vuoi e ciò che tu mi dirai, io lo farò”. E così fu.
Fidatevi di Dio e abbiate fede: nulla vi sarà impossibile.
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