La lettera di Giovanni Paolo II ferma l’invasione della Russia

La Russia minaccia un’invasione, il Pontefice allora interviene con una lettera di condanna assolutamente ferma dal potere di cambiare le cose. Le sue parole sono scolpite nella storia e per questo oggi se ne torna a parlare con insistenza. 

Un chiaro messaggio di fronte a chi vorrebbe arruolare figure di questo calibro per giustificare meschini tentativi di alzare i toni dello scontro.

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Da oltre un mese ormai non si fa altro che parlare delle prese di posizione del Vaticano davanti alla guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina. Di certo non è una situazione nuova, nemmeno nella storia recente.

Il rischio di invasione della Polonia da parte dell’Urss

Quando l’Urss minacciava d’invadere la Polonia, San Giovanni Paolo II rispose in modo radicale segnando in maniera indelebile la storia recente. Fu infatti anche per merito suo che il comunismo giunse al capolinea, e oggi una nuova inedita situazione si presenta davanti a Papa Francesco, che da settimane cerca di fare tutto il possibile per bloccare il male della guerra. 

All’epoca, il destinatario della lettera di Karol Wojtyla era nientemeno che Breznev, segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e, di fatto, capo dell’URSS, dal 1964 al 1982. Alcuni si stanno chiedendo che cosa avrebbe fatto il Papa polacco se si fosse trovato davanti l’attacco militare di Vladimir Putin ai danni dell’Ucraina.

Molti analisti hanno provato infatti a fare paralleli, e ciò che è emerso è che Papa Francesco sta operando nel solco dei suoi predecessori, in una linea di attenzione per entrambe le parti in conflitto affinché sia possibile ricucire lo strappo doloroso che ha portato alla guerra, che oggi il popolo ucraino sta vivendo sulla propria pelle.

Anche San Giovanni Paolo II ebbe davanti un possibile attacco russo

Negli scorsi giorni hanno letteralmente scandalizzato le parole del Presidente Usa Joe Biden che in Polonia ha citato San Giovanni Paolo II e la sua memorabile frase “non abbiate paura”, dimenticandosi però di pronunciare la seconda parte, “di non aprire le porte a Cristo”. E strumentalizzando quelle parole scolpite nel cuore di tanti fedeli per minacciare Putin arrivando a fare trapelare una sorta di intenzione di rovesciare la sua presidenza, poi dovuta smentire dagli stessi organi istituzionali americani.

Dal suo canto, Bergoglio ha più volte gridato al mondo la sua rabbia e il suo dolore per la “barbarie” della guerra e della brutale “invasione armata”, una “pazzia”, come lo è anche l’incremento delle spese militari che anche il governo italiano si sta apprestando a varare. Smentendo quindi categoricamente l’appoggio della Chiesa alla volontà del governo Draghi.

Di fatto, anche San Giovanni Paolo II si dovette confrontare con l’idea che la Russia invadesse una nazione vicina, vale a dire la Polonia. Un’ipotesi che, fortunatamente, rimase tale. Di fatto, si trattava nientemeno che del Paese in cui Wojtyla era nato e che aveva al cuore più di ogni altro al mondo, tanto da prefigurare durante il suo Pontificato una vera e propria “teologia delle nazioni”.

La preghiera di tanti affinché Bergoglio faccia lo stesso

Bergoglio invece visse anche lui una dittatura militare nella sua Argentina, da Capo dell’Ordine dei Gesuiti, e quel periodo storico doloroso lo porta oggi a guardare con grande sofferenza tutte le guerre attualmente attive nel mondo. Indiscrezioni vogliono che Bergoglio avrebbe avuto la possibilità di recarsi a Kiev, tanto che persino il presidente ucraino e il sindaco di Kiev sono arrivati a invitarlo più volte.

Il Papa però, invece che compiere un’atto plateale ma anche estremamente ostile, sta lavorando per cercare di ricucire le parti. Lo ha fatto innanzitutto appellandosi alla Vergine Maria, consacrando Russia e Ucraina al Suo Cuore Immacolato. Poi cercando di trovare in Kirill un’interlocutore privilegiato che potesse fare da collegamento con il presidente Putin.

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Una strategia che riporta anche al nocciolo di quanto fece, e scrisse, Giovanni Paolo II a Leonid Breznev, che all’epoca della possibile invasione sovietica in Polonia presiedeva l’Urss.”Avendo ben presenti i vari e seri motivi di preoccupazione creati dalla tensione per l’attuale situazione in Polonia, le chiedo di fare il possibile affinché tutto quello che, secondo un’opinione assai diffusa, costituisce la causa di questa preoccupazione, venga rimosso“, scrisse il pontefice polacco, con una fermezza unica.

Confido che voglia fare tutto ciò che è in suo potere per dissipare l’attuale tensione, affinché l’opinione pubblica politica sia rassicurata nei riguardi di questo problema tanto urgente e delicato”. Un intervento che, secondo molti storici, fu fondamentale per salvare il suo Paese e cambiare il corso della storia. D’altronde, la figura di Papa Wojtyla risultò di un’importanza a dir poco unica per la geopolitica dell’epoca, e quindi della storia. Oggi tutti i cattolici pregano affinché anche Bergoglio possa fare tutto ciò che è in suo potere per fermare il dramma ucraino.

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