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Coronavirus, l’immunologa: “inutile aspettare il vaccino, non è la soluzione”

Da mesi si aspetta il vaccino come se fosse la soluzione definitiva contro il Coronavirus. Purtroppo non è così, come spiega l’immunologa Antonella Viola.

L’immunologa Antonella Viola, professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, e Direttrice Scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica – photo web source

Hanno fatto molto discutere negli ultimi giorni infatti le dichiarazioni della professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, e Direttrice Scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica. Per la semplice ragione che vanno contro la retorica comune.

Il vaccino non è la soluzione. “Il Governo tratti gli italiani da adulti”

Di fronte alla crisi pandemica, infatti, l’uomo ha perso ogni fiducia nel trascendente per rinchiudersi nella paura del male fisico, contro il quale l’unica speranza sembra essere un vaccino, calato dall’alto come un idolo. Eppure non è la realtà. Di fatto, un vaccino sarà per ancora molto tempo inutile, quindi ci sarà bisogno di affrontare la quotidianità con responsabilità e soprattutto senza panico e allarmismi.

“Il Governo dovrebbe avere il coraggio di trattare gli italiani da adulti, smetterla di prenderli in giro e dire loro la verità, ovvero che il vaccino non è la soluzione finale e che non tornerà tutto alla normalità quando finalmente lo avremo, almeno non nell’immediato”, ha affermato l’immunologa, che è andata ripetendo il concetto in televisione e sui giornali.

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Il vaccino arriverà ad aprile, ma poi servirà un altro anno

“Prima di tutto non è vero che arriverà per dicembre, le prime dosi arriveranno forse verso aprile“, ha messo in chiaro la scienziata ad HuffPost. “Poi ad essere vaccinato sarà solo un numero limitato di persone, e in questo gruppo non rientrano i bambini perché attualmente non si stanno sperimentando dei vaccini adatti a loro”, ha continuato.

“Abbiamo dei mesi molto lunghi di fronte a noi, dobbiamo sopravvivere almeno fino a luglio 2021, quando l’estate ci darà di nuovo tregua, e abbiamo un unico modo per farlo: essere responsabili”. Insomma, la sostanza è che la scienza e la tecnologia, per quanto possano essere avanzate, non sono la panacea di tutti i mali. E anche nell’immediato ci sono altri problemi da superare.

Il fallimento dell’app Immuni

Basti prendere come esempio il sistema di tracciamento, che è ormai è acclarato essere completamente fallito. L’app Immuni, che era decantata anch’essa come strumento risolutivo, è risultata piena di falle e quindi inutile. Oggi, di fatto, nonostante tutto, ogni cittadino è solo di fronte alla pandemia, e l’unica cosa che può fare è prendersi ognuno le proprie responsabilità.

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Ad esempio, deve stare attento a non recarsi in luoghi troppo affollati o a rischio di contagio, e in caso di sintomi deve contattare il proprio medico di fiducia. Non esiste alcuna app che sostituisce la propria coscienza e sicurezza oppure l’interlocuzione con il prossimo, fatto di carne e ossa.

“Davanti a noi abbiamo un anno difficilissimo”

“Abbiamo davanti a noi un anno difficilissimo”, prosegue Viola. “Non si tratta di superare un mese o due. Dobbiamo affrontare l’inverno e la primavera, momenti dell’anno in cui – vuoi perché viviamo più al chiuso – siamo più esposti ai virus. Come li supereremo? Chiudendo? Un lockdown generalizzato non ce lo possiamo più permettere. Non basterà mettere delle regole, bisognerà chiedere ai cittadini di fare la propria parte”.

Il problema è quindi la resistenza degli ospedali, la capacità delle strutture sanitarie di fare fronte a una nuova improvvisa ondata di pazienti. Il numero che conta non è quello dei positivi, ma dei ricoveri, delle persone cioè che finiscono in terapia intensiva. Per loro, oltre ai posti letto, infatti, serve molto altro. Medici, infermieri, biologi che analizzano i tamponi, strumenti. Senza contare i problemi che stanno fuori dagli ospedali, come ad esempio i trasporti.

L’esito della pandemia dipende da come ci si comporta

L’immunologa ha quindi spiegato che sono le persone stesse a doversi prendere le loro responsabilità, cercando di adottare comportamenti responsabili, invece di delegare le proprie decisioni al Governo.

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“I cittadini devono capire che quella che ci troviamo a vivere è una fase drammatica della storia, ma che la storia siamo noi. La partita è in mano nostra perché è vero che c’è un’epidemia in corso ma l’esito dell’epidemia dipende anche e soprattutto da come ci si comporta”.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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