Il saggio consiglio del Papa alle famiglie

Francesco chiude l’evento che, dopo tre anni di pandemia, ha riportato in piazza San Pietro centinaia di migliaia di pellegrini. L’indomani, durante l’Angelus, torna a deplorare la violenza che insanguina il mondo.

Papa Francesco chiude l’Incontro Mondiale delle Famiglie di Roma 2022, con una serie di significative esortazioni. Durante la messa conclusiva in piazza San Pietro, ha invitato le coppie di coniugi a una “scelta coraggiosa: non usare la libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto”.

Qual è il luogo dove si impara ad amare?

In famiglia, non si può vivere come “isole, è fondamentale mettersi “a servizio gli uni degli altri”. Non esistono “pianeti” o “satelliti” che “viaggiano ognuno per la sua propria orbita”.

La famiglia – ha ribadito il Santo Padre – è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino”. La famiglia è comunque, innanzitutto, “il primo luogo dove si impara ad amare”.

È fondamentale, allora, ha proseguito il Pontefice, affermare la “bellezza della famiglia” e “difenderla”, in modo che non venga “inquinata dai veleni dell’egoismo, dell’individualismo, dalla cultura dell’indifferenza e dalla cultura dello scarto, e perda così il suo “dna” che è l’accoglienza e lo spirito di servizio”.

Impossibile diffondere il Vangelo se si è vendicativi e intolleranti

Oggi, invece, durante l’Angelus, il Papa ha meditato sulla lettura evangelica domenicale, che mostra l’incomprensione tra Gesù e i discepoli nel momento in cui i samaritani li rifiutano. Giacomo e Giovanni “si lasciano prendere dall’ira” e suggeriscono a Gesù di punire quella gente facendo scendere un fuoco dal cielo”. Gesù non asseconda il loro desiderio di vendetta e li “rimprovera (cfr Lc 9,52-55).

La delusione dei due apostoli è ciò che “capita anche a noi, “quando, pur facendo del bene, magari con sacrificio, anziché accoglienza troviamo una porta chiusa”. Colti dalla “rabbia”, tentiamo per “coinvolgere Dio stesso, minacciando castighi celesti”.

Gesù invece – ha spiegato Francesco – percorre un’altra via, quella della ferma decisione, che, lungi dal tradursi in durezza, implica calma, pazienza, longanimità, senza tuttavia minimamente allentare l’impegno nel fare il bene. Questo modo di essere non denota debolezza, ma, al contrario, una grande forza interiore. Lasciarsi prendere dalla rabbia nelle contrarietà è facile, è istintivo”: molto più “difficile invece è dominarsi”, come fa Gesù che, in modo più concreto, sceglie di incamminarsi verso un altro villaggio (cfr v. 56).

Gesù mostra che il bene va fatto “senza recriminazioni”, ovunque si può: in questo modo si diventa “persone serene, contente del bene compiuto e che non cercano le approvazioni umane”.

L’esame di coscienza odierno, dunque, suscita le seguenti domande: “Davanti alle contrarietà, alle incomprensioni, ci rivolgiamo al Signore, gli chiediamo la sua fermezza nel fare il bene? Oppure cerchiamo conferme negli applausi, finendo per essere aspri e rancorosi quando non li sentiamo? A volte pensiamo che il nostro fervore sia dovuto al senso di giustizia per una buona causa, ma in realtà il più delle volte non è altro che orgoglio, unito a debolezza, suscettibilità e impazienza”.

In conclusione, Francesco ha quindi esortato: “Chiediamo allora a Gesù la forza di essere come Lui, di seguirlo con ferma decisione. Di non essere vendicativi e intolleranti quando si presentano difficoltà, quando ci spendiamo per il bene e gli altri non lo capiscono”.

Ecuador e Haiti nelle preghiere del Papa

Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha espresso “preoccupazione” e “vicinanza” alla popolazione dell’Ecuador, sconvolta da una crisi politica e da rivolte sociali anche violente.

Incoraggio tutte le parti – ha detto – ad abbandonare la violenza e le posizioni estreme. Solo col dialogo si potrà trovare – spero presto – la pace sociale, con particolare attenzione alle persone emarginate e ai più poveri ma sempre rispettando i diritti di tutti e le istituzioni del Paese”.

Il Pontefice ha poi manifestato la propria vicinanza “ai familiari e alle consorelle di suor Luisa Dell’Orto, piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, uccisa ieri a Port-au-Prince, ad Haiti.

Da vent’anni, ha ricordato il Papa, “suor Luisa era dedita soprattutto al servizio ai bambini di strada” della capitale haitiana. Francesco ha quindi affidato “a Dio la sua anima”, pregando “per il popolo haitiano, specialmente per i piccoli, perché possano avere un futuro più sereno, senza miseria e senza violenza. Suor Lucia ha fatto della sua vita un dono per gli altri, fino al martirio”.

Vedendo sventolare in piazza San Pietro bandiere ucraine, Bergoglio ha ricordato che in Ucraina “continuano i bombardamenti che causano morte, distruzione e sofferenze per la popolazione. Ha quindi chiesto nuove preghiere per “questo popolo afflitto dalla guerra”.

 

 

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