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Il sacerdote che portò l’amore nell’Inferno di Auschwitz

L’amore verso la Madonna lo ha accompagnato sempre, anche quando decide di offrirsi al posto di un condannato. Questo Santo martire ci ha insegnato come Maria non abbandona mai, neppure nella tragedia che lui ha vissuto. 

Avevano un binomio indissolubile loro due e Lei è stata la sua forza e la sua consolazione anche nel momento della prova.

photo web source

Il sacerdote e l’amore per Maria

Un frate, un martire del secolo scorso ma che tutti ricorderanno per l’ardente amore che aveva verso la Vergine Maria. E’ uno dei Santi Martiri dei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale e la sua storia ha profondamente colpito il cuore e l’animo di tutti, tanto da arrivare ad essere innalzato anche agli onori degli Altari del cielo.

San Massimiliano Kolbe era un frate francescano sì, ma era su tutto, un instancabile difensore dell’Immacolata. Maria era il centro della sua vita e a Lei dedicherà tutta la sua vita per la diffusione della devozione anche alla Medaglia Miracolosa.

Il vento della guerra, l’odio e le dittature non avevano rispetto neanche della religione e, tantomeno, dell’abito talare o del saio. Dopo l’occupazione della Polonia da parte dei nazisti, Massimiliano fu arrestato insieme ad altri suoi 37 confratelli. Un arresto di soli 3 mesi. Ma il ritorno alla libertà non fu duraturo: nel 1941, viene arrestato di nuovo e condotto al campo di concentramento di Auschwitz.

Venne destinato al trasporto dei cadaveri e, anche se più volte bastonato, non rinunciò ad esser solidale con gli altri prigionieri. Anche se era vietato, Massimiliano, in segreto, celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come presbitero.

La condanna a morte nel “Bunker della fame”

Ma fu la fuga di un prigioniero a causare una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone per farle morire nel cosiddetto “bunker della fame”. Uno dei dieci condannati, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava. Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto: “Sono un sacerdote polacco. Voglio morire al posto di questo prigioniero” – disse. Lo scambio venne concesso.

Dopo due settimane di agonia nel bunker, senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma non quattro di loro, tra cui Kolbe. Loro erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria, avendo trasformato quella cella in juna vera e propria cappella. Il suo amore verso di Lei era più alto di ogni altra cosa. Diffondere la sua devozione è diventato il “suo mestiere di vita” e, sempre Maria sarà colei che lo accompagnerà piano piano verso la morte alla quale la dittatura lo aveva condannato.

La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere a questa agonia si rivelò scioccante. Ma la morte era vicina: Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. I loro corpi vennero cremati il giorno seguente, e le ceneri disperse.

Una morte atroce, ma che non gli fece perdere mai né la fede né la devozione alla Vergine. Massimiliano era un evangelizzatore nel nome di Maria e lo aveva fatto anche in quel luogo di morte.

Cos’è la Milizia dell’Immacolata

Nel 1917, quando era in Italia aveva fondato, con alcuni confratelli, la Milizia dell’Immacolata. Un cammino con ed insieme alla Vergine, una spiritualità basata sulla consacrazione a Lei, che si basava su tre cardini fondamentali: la missione, l’amore e, ovviamente, l’Immacolata.

Una formazione completa per far crescere la dimensione esistenziale di ciascuno che aderiva. Mettere al primo posto la vocazione alla santità, testimoniando la fede, per chi abbracciava una vocazione ecclesiale. Per chi abbracciava quella missionaria, una formazione cristiana delle coscienze verso la nuova evangelizzazione. E per quella culturale, promuovere la vita servendo l’uomo nella fraternità, nella gioia e nella semplicità.

photo: acistampa

E a Roma, in una stanza dell’allora Collegio Internazionale dei Frati Minori Conventuali, il Santo si riunisce per la prima volta con i componenti di questa Milizia. Un luogo sacro e importante, anche per mantenere vivo il suo ricordo, la sua devozione a Maria.

LEGGI ANCHE: San Massimiliano Kolbe: la Consacrazione a Maria Immacolata

Un’associazione ed una rivista fondata da San Massimiliano Kolbe

Non era facile diffondere la devozione a Maria in un momento storico difficile, come quello fra due guerre mondiali. Ma Massimiliano Kolbe non si è arreso e nel 1922, il primo numero del “Cavaliere dell’Immacolata”, la rivista della sua Milizia, inizia ad esser diffusa.

La parola di Dio, i pensieri e la devozione a Maria iniziano a farsi largo nelle tenebre di un mondo che sembra essersi dimenticato di Dio. Nei suoi scritti e nella sua rivista, sottolineando l’importanza della devozione a Maria, Kolbe amava ripetere: “Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello”.

LEGGI ANCHE: Oggi 14 agosto preghiamo San Massimiliano Kolbe, martire che offrì la vita al nemico

Rosalia Gigliano

Scritto da
Rosalia Gigliano

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