Il Papa indica tre verbi per incontrare il Signore e un’arma per scacciare il male

Gesù nel parlare del legame tra il Signore e ciascuno di noi utilizza innanzitutto un’immagine particolarmente dolce, e poi mette al centro tre verbi molto particolari, su cui oggi Francesco ha focalizzato la sua catechesi prima del Regina Coeli. 

Al termine il Papa ha invitato ad utilizzare l’arma più potente di tutti che il cristiano ha a disposizione contro il male della guerra che distrugge l’umanità in tanti Paesi nel mondo.

papa angelus
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Gesù infatti “utilizza un’immagine tenera e bella, quella del pastore che sta con le pecore”, ha spiegato il Papa prima della recita del “Regina Caeli”. “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”, dice Cristo nel Vangelo. Mentre invece i tre verbi molto importanti su cui Francesco ha deciso di centrare la sua catechesi sono: “ascoltare, conoscere, seguire”. 

Il primo verbo per incontrare Gesù: ascoltare

Il primo, ascolto, che “significa disponibilità, docilità, tempo dedicato al dialogo”. “Oggi siamo travolti dalle parole e dalla fretta di dover sempre dire e fare qualcosa”, ha commentato il Papa. “Quante volte due persone stanno parlando e non si aspetta che l’altra finisce il pensiero, la taglia a metà cammino e risposte, ma lasciala parlare bene! Non c’è ascolto, questo è un male del nostro tempo. Siamo travolti dalle parole e dalla fretta di dovere sempre dire qualcosa. Abbiamo paura del silenzio”.

Francesco si è rammaricato per la mancanza di ascolto che troppo spesso caratterizza le relazioni sociali oggi. “Quanta fatica si fa ad ascoltarsi! Fino alla fine. Lasciare che l’altro si esprima. Ascoltarsi in famiglia, a scuola, al lavoro, persino nella Chiesa!”, ha detto Bergoglio. Mentre in realtà “per il Signore anzitutto occorre ascoltare. Lui è la Parola del Padre e il cristiano è figlio dell’ascolto, chiamato a vivere con la Parola di Dio a portata di mano. Chiediamoci oggi se siamo figli dell’ascolto, se troviamo tempo per la Parola di Dio, se diamo spazio e attenzione ai fratelli e alle sorelle”.

“Se sappiamo ascoltare che l’altro si esprima fino alla fine ascoltiamo, senza tagliare”, è l’invito del Papa. “Chi ascolta gli altri ascolta anche il Signore, e viceversa. E sperimenta una cosa molto bella, cioè che il Signore stesso ascolta: ci ascolta quando lo preghiamo, quando ci confidiamo con Lui, quando lo invochiamo. Ascoltare Gesù diventa così la via per scoprire che Egli ci conosce”.

Conoscere in senso biblico vuol dire amare

Da qui l’occasione per passare al secondo verbo, e al fatto che “Egli conosce le sue pecore. Ma ciò non significa solo che sa molte cose su di noi: conoscere in senso biblico vuol dire amare. Vuol dire che il Signore, mentre “ci legge dentro”, ci vuole bene, non ci condanna. Se lo ascoltiamo, scopriamo questo, che il Signore ci ama. Allora il rapporto con Lui non sarà più impersonale, freddo o di facciata”.

“Gesù cerca una calda amicizia, una confidenza, un’intimità. Vuole donarci una conoscenza nuova e meravigliosa: quella di saperci sempre amati da Lui e quindi mai lasciati soli a noi stessi. Stando con il buon pastore si vive l’esperienza di cui parla il Salmo: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me»”, ha ricordato Francesco. Spiegando che ciò accade “soprattutto nelle sofferenze, nelle fatiche, nelle crisi, che sono buie: Lui ci sostiene attraversandole con noi. E così, proprio nelle situazioni difficili, possiamo scoprire di essere conosciuti e amati dal Signore”.

Io mi lascio conoscere dal Signore? Gli faccio spazio nella mia vita, gli porto quello che vivo? E, dopo tante volte in cui ho sperimentato la sua vicinanza, la sua compassione, la sua tenerezza, che idea ho di Lui? Il Signore vicino, il Signore buon pastore. Lo penso ancora come un Dio distante e lontano, indifferente alle mie vicende, oppure lo conosco come il mio buon pastore, che mi conosce e mi ama?”, sono le domande che il Pontefice ha invitato a porsi oggi, per ogni fedele.

L’invito del Papa davanti alla pazzia della guerra: pregare il Rosario

Il terzo verbo, infine, riguarda il seguire Gesù e il fatto che “le pecore che ascoltano e si scoprono conosciute seguono il loro pastore. E chi segue Cristo, che cosa fa? Va dove va Lui, sulla stessa strada, nella stessa direzione. Va a cercare chi è perduto, si interessa di chi è lontano, prende a cuore la situazione di chi soffre, sa piangere con chi piange, tende la mano al prossimo, se lo carica sulle spalle”.

Il Papa ha poi lasciato al termine dell’Angelus un ultimo pensiero straziante per le vittime delle guerre in tutto il mondo e in particolare in Ucraina, che ha affidato a Maria “spiritualmente inginocchiato davanti alla Vergine”. Alla Madonna, nel giorno in cui si celebra la ricorrenza della Madonna di Pompei, il Papa ha affidato “l’ardente desiderio di pace di tante popolazioni che in varie parti del mondo soffrono l’insensata sciagura della guerra”.

“Di fronte alla pazzia della guerra continuiamo per favore a pregare ogni giorno il Rosario per la pace, e preghiamo per i responsabili delle nazioni, perché non perdano il fiuto della gente che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano mai“.

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