Il Papa che ha tradito Gesù Cristo è diventato Santo

Il primo Papa, il capo degli Apostoli. Malgrado l’investitura ricevuta dal Signore, fu un discepolo imperfetto. Ma proprio per il suo essere “difettato” può aiutarci nel cammino verso la santità.

«Vorrei che si scrivessero i difetti dei santi e quanto essi hanno fatto per correggersi; ciò ci servirebbe assai più dei loro miracoli e delle loro estasi», ha scritto una volta santa Bernadette Soubirous.

san pietro
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Parole di una santa. Che colgono alla perfezione i difetti – e i guasti – di una certa agiografia. Troppo spesso infatti i santi sono stati presentati dai loro biografi come… eroi pagani. Come predestinati, eletti dal destino. Come esseri dotati di poteri e carismi eccezionali. Troppo lontani dalla realtà quotidiana. Esseri inimitabili nella loro eccezionalità. Ossia l’esatto contrario di quel che dovrebbero essere, cioè esempi di vita cristiana da emulare. Per non parlare dei santi come intercessori che pregano Dio per noi e per le anime del purgatorio. Come rivolgersi a qualcuno che appare come una specie di semidio?

Non si finirà mai di ripetere allora che i santi non sono santini. Non sono immagini patinate, ma esseri in carne e ossa che hanno dovuto affrontare prove e tentazioni. E che in non pochi casi hanno portato le catene del peccato e del vizio.

Una pietra tutt’altro che rocciosa

Primo fra tutti, non a caso, l’uomo al quale Gesù affida la sua Chiesa, costituendolo a capo degli Apostoli. Proprio lui: Simone, il pescatore, figlio di Giona e fratello di Andrea. Gesù lo chiamerà Cefa, la pietra sulla quale costruire la sua Chiesa, gli dà le chiavi del Regno dei Cieli e lo fa pescatore di uomini.

Ma quella di Gesù è una elezione che appare ingiustificata, senza alcuna ragione umana. Simon Pietro, infatti, non meritò certo l’investitura divina per le sue virtù rocciose. Pietro era un iracondo. Basta pensare alla sua reazione rabbiosa per l’arresto di Gesù nel Getsemani. Una reazione sfociata in violenza, con Pietro che sfoderò la spada e staccò un orecchio a Malco, il servo del sommo sacerdote.

Forse allora Pietro meritò il vicariato divino per anzianità? No, perché più vecchio di lui era il fratello Andrea. Men che meno per la condizione sociale, dato che i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, gli erano superiori. Forse allora per intelligenza? Neanche a parlarne, perché su quel piano San Giovanni evangelista lo avrebbe surclassato. Quanto alla cultura, il pubblicano Matteo gli dava parecchi punti.

Per la sua fede incrollabile allora? Peccato che sia affondata miseramente nelle acque del lago, quando Pietro si impaurì per la violenza del vento e colò a picco (cfr. Mt 14, 28-31). La carità, come abbiamo visto, si era dileguata colpendo con la spada l’orecchio di Malco. Anche il coraggio fece cilecca di fronte ai soldati di Erode. Per non parlare della fedeltà del primo papa, capitolata quando non una, ma per tre volte rinnegò il suo Maestro.

Un uomo difettato ma sincero

Insomma, un disastro su tutta la linea. Nei momenti cruciali Pietro manca clamorosamente all’appello.

In una cosa soltanto Pietro non si smentì mai: nella sua sincerità. O potremmo anche dire nella sua umiltà. A Pietro non mancò la sincerità di riconoscere i suoi errori. Fu sincero nell’accusarsi peccatore. Fu umile nel riconoscersi “difettato”. E quando fu tentato come gli altri di abbandonare Gesù, disse: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6, 68)

E così fu proprio lui, un peccatore capace di pentimento sincero, a diventare la pietra su cui è edificata la Chiesa. Così Simon Pietro, l’umile pescatore, fu degno di ricevere dal Signore l’investitura di vero pastore e di maestro nella fede. Come si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2559), «l’umiltà è la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera: l’uomo è un mendicante di Dio».

Un’umiltà che non lo abbandonò neanche nel momento del martirio quando, condannato a essere crocifisso come il Maestro, si dichiarò indegno di morire nello stesso modo di Gesù. Ottenendo così di venire crocifisso a testa in giù, con tutto il peso della sua fragile umanità che gravava verso la terra.

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