L’iconografia classica e la tradizione tendono ad identificare il discepolo amato da Cristo in Giovanni Battista (o l’evangelista). Studi recenti tuttavia mettono in dubbio che l’attribuzione sia in realtà corretta. Sebbene infatti il discepolo amato sia citato nel vangelo, questo compare con l’appellativo “Amato” solo nella seconda parte dello scritto e non c’è mai nessun riferimento a chi dei dodici apostoli sia. Pare dunque sacrosanta la contestazione di questa attribuzione postuma, consacrata poi dal dipinto di Giotto che raffigura il discepolo amato mentre riposa con la testa sul ventre di Cristo, durante l’ultima cena.
Qualche dubbio in realtà permane anche sull’attribuzione del quarto Vangelo, quello maturo, a Giovanni L’evangelista. Tradizionalmente viene accettata la versione fornita da Ireneo, il quale per primo attribuisce il quarto Vangelo a Giovanni, sostenendo che l’informazione gli venne data da Papia a suo dire discepolo di Giovanni. In realtà, però, dagli scritti di Papia risulta che questo conobbe solo marginalmente l’apostolo tramite amici in comune, il che porta a supporre che anche l’altra informazione sia stata per così dire “Semplificata”. Non vi è dunque certezza che il quarto Vangelo sia stato scritto da Giovanni, ma non vi sono nemmeno tesi o prove contrarie pertanto, esattamente come scritto da Benedetto XVI nel ‘Gesù di Nazareth’, si accetta la tradizione irenea per mancanza di prove certe del contrario.
Presa per buona la scrittura del quarto Vangelo da parte di Giovanni, resta da capire se questo sia anche il discepolo amato di cui si parla. Alcuni sostengono che esso sia “l’altro discepolo” narrato da Giovanni, quello che aiutò Simon Pietro ad entrare nel cortile del Sommo Sacerdote grazie ai suoi buoni uffici presso di esso. Di lui però si fa menzione senza un identificativo e solo per questa mancanza di dettagli a riguardo si suppone che sia anche “l’amato”. Se così fosse, Giovanni che narra in terza persona la vicenda non potrebbe essere allo stesso tempo due persone.
Per il momento, dunque, nessuno sa dire con certezza chi fosse questo discepolo prediletto. Interessante è però l’interpretazione fornita a partire dal III secolo (il primo a darne una simile interpretazione è Origene) secondo cui il discepolo amato non era una singola persona, ma qualunque cristiano che aveva deciso di seguire le orme di Gesù Cristo. A favore di questa interpretazione accorre proprio il Vangelo di Giovanni in cui si parla svariate volte della rinascita cristiana (la conversione) come del momento cruciale in cui si entra nella grazia di Dio (e dunque si diventa discepoli amati), ove si rimane se rimane seguendo i suoi insegnamenti: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”( Gv 15, 5-10). Questa interpretazione è l’unica che si riconcilia con i dettami della fede e che dà senso alle parti controverse del Vangelo, eppure in molti la rifuggono cercando di trovare una soluzione antropologica al tutto.
Luca Scapatello
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