I Cristiani oramai stremati si armano per combattere l’isis.

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I cristiani ormai sono diventati il bersaglio preferito dell’Isis, e per questo hanno deciso di coalizzarsi e di formare il NPU unità di protezione della piana di Ninive già famosa per l’episodio  della bibbia che riguardava il profeta Giona , e insieme ai miliziani Dwekh Nawsha che significa in aramaico coloro che sono votati all’immolazione. Tanti di questi sono quelli che hanno subito sulla propria pelle e su quella dei propri cari la violenta offensiva dell’Isis.

Oggi  si contano circa tremila combattenti che si stanno addestrando e 500 che già sono quasi pronti al combattimento che hanno aderito alla Dwekh Nawsha che ha iniziato il reclutamento ad agosto del 2014. I cinquecento già operativi sono dislocati nei villaggi assiri e controllano in prima battuta gli eventuali attacchi degli jihadisti. Molti sono i volontari pronti a combattere vengono da tanti paesi del mondo come Canadesi Australiani Svedesi Statunitensi, anche molte donne stanno confluendo nell’esercito cristiano che si sta attrezzando per contenere l’avanzata del califfato. Ci sono anche dei veterani di guerra come i 150 cristiani Siriani, gli europei di Sotoro guidati da un reduce dell’esercito Svizzero e soldati regolari dell’esercito siriano e iracheno.

Il reclutamento avviene in maniera molto ordinaria infatti coloro che rispondono alla chiamata alle armi sono madri di famiglia professori di scuola, operai ingegneri e semplice gente comune, che si è stancata di vivere nel terrore e rimanere inerte di fronte alla tracotanza dei miliziani fondamentalisti, meglio armati e meglio attrezzati.

Molti di loro non avrebbero mai immaginato di dover imbracciare un fucile per difendere la loro fede e la loro vita insieme a quella dei propri famigliari, ma l’entusiasmo non manca si cercano alleanze soprattutto con la milizia cristiana libanese che hanno garantito il pieno appoggio e anche si chiede aiuto alla comunità internazionale per ricevere armamenti adeguati e fondi per sostenere economicamente la guerra contro il califfato islamico.

La chiesa si è espressa ma non in maniera unanime infatti il patriarca Louis Raphael della chiesa caldea cattolica non ha espresso il suo gradimento per l’iniziativa dei cristiani armati, invece Youhanna Boutros Moshe Arcivescovo della Chiesa siro cattolica di Mosul ha dato il suo assenso visitando un campo di addestramento per i combattenti cristiani, incoraggiandoli e promettendo di pregare per loro e invocando su tutti la Benedizione di Dio. Altri componenti della chiesa cattolica molto vicine al Vaticano guardano con preoccupazione lo sviluppo della vicenda. Gli unici veramente entusiasti sono i rifugiati assiri in varie parti del mondo dislocati in America, Australia e Svezia, proprio da qui provengono la maggior parte dei finanziamenti che armano le nuove milizie, come la rivista britannica Catholic Herald ha scritto in maniera dettagliata.

I volontari combattenti manifestano una volontà forte di riportare la cristianità in Iraq  in cui è radicata fin dai tempi  della civiltà mesopotamica , della serie o adesso o mai più siamo all’ultima spiaggia.

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