Guido di Pomposa (X secolo d.C., Ravenna) nacque in una famiglia benestante e poté permettersi di studiare.
Un giorno, ebbe un’ispirazione divina che cambiò il resto della sua vita. Durante i festeggiamenti per Santa Apollinare di Ravenna, decise di spogliarsi dei suoi abiti e di donarli ai poveri.
Da quel momento, si ricoprì solo con un saio. Decise di raggiungere Roma, per ottenere la tonsura dei capelli e, pertanto, consacrarsi a Dio.
Poi, lasciò l’Italia, alla volta della Terra Santa.
Dopo una permanenza nei luoghi in cui si erano svolti di fatti della vita, della morte e della resurrezione di Gesù Cristo, ritornò a Ravenna, ma, li, volle rimanere in estrema solitudine.
Fu l’eremita Martino, nonché Abate del Monastero di Pomposa (Ferrara), ad occuparsi della sua crescita spirituale.
Frate Guido, nel 998 era, anche lui, a Pomposa per sostituire proprio L’Abate Martino, nel suo ruolo di responsabile primo del Monastero.
Riuscì a portare li molti nuovi Monaci e tante donazioni, necessarie al loro sostentamento. Era così ligio alla vita monastica e alle sue regole, però, che venne accusato, da alcuni subordinati, di troppa severità.
In seguito, collaborò con l’Arcivescovo Gebeardo e con il teologo e Vescovo Pier Damiani (oggi Dottore della Chiesa e Santo) ad una riforma ecclesiastica. Tra i suoi Monaci, ci fu Guido d’Arezzo, inventore del pentagramma.
Quando l’Imperatore Enrico III gli chiese di andare a Piacenza, non riuscì, purtroppo, a raggiungere la meta: morì a Borgo San Donnino, Fidenza, il 31 Marzo del 1046, giorno in cui la Chiesa lo commemora.
Antonella Sanicanti
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