Guerra Ucraina-Russia: ecco un segno di luce inaspettato tra le Chiese

Di fronte al male senza ragione si verifica qualcosa che fa ben sperare. Nel bel mezzo della guerra potrebbe succedere qualcosa che unirebbe le due realtà lontane da anni per le loro posizioni, e paradossalmente legate proprio alla terra in cui avviene il male. 

Le diverse prese di posizione e notizie che si stanno susseguendo fanno infatti pensare a sviluppi positivi per la pace e per l’armonia tra popoli.

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Negli ultimi giorni Patriarchi ed esponenti autorevoli delle Chiese d’Oriente avrebbero infatti manifestato uno “sconcerto unanime” di fronte a una “campagna militare che coinvolge popoli fratelli, intimamente segnati nella loro identità spirituale dal cristianesimo di tradizione orientale bizantina”, secondo quanto riporta  l’autorevole agenzia vaticana internazionale Fides.

Le inattese prese di posizione fanno ben sperare

Da anni infatti nel mondo ortodosso esiste una drammatica ferita dovuta proprio al territorio ucraino e al riconoscimento dell’autocefalia della Chiesa di Kiev, che ha creato una profonda lacerazione tra il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca. Ovviamente, per ragioni che ben poco hanno a che fare con la fede, ma che molto hanno a che fare invece con la geopolitica.

Davanti a quanto sta accadendo oggi in seguito alla campagna militare avviata da Putin, però, drammaticamente segnata dal sangue e dal dolore della tante famiglie costrette a emigrare da un momento all’altro e tanti uomini impegnati sul campo di battaglia. 

Diversi Patriarchi hanno infatti speso in queste ore parole e preghiere per la pace in Ucraina. Tra questi, il Primate della Chiesa ortodossa autocefala della Georgia, il Patriarca Ilya II e il Patriarca Daniel, Primate della Chiesa ortodossa di Romania, l’Arcivescovo Ieronymos di Atene, capo della Chiesa ortodossa di Greci, e infine il Metropolita Onofry, a capo della Chiesa ortodossa ucraina rimasta legata al Patriarcato di Mosca.

La ferita profonda nel mondo ortodosso che sembra guarire

Oltre a loro, vi è senza dubbio il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, che è “primus inter pares” delle Chiese ortodosse, che ha diffuso un messaggio in cui parla di “profondo dolore” per la violazione della legittimità internazionale in Ucraina. Manifestando quindi sostegno al popolo ucraino. 

“Dobbiamo pregare affinché il nostro Dio, il Dio dell’amore e della pace, illumini la dirigenza della Federazione Russa, in modo che possa riconoscere le tragiche conseguenze delle sue decisioni e azioni, tali da poter innescare anche una guerra mondiale”, ha aggiunto il Patriarca di Costantinopoli.

L’unico che sembrava mancare era il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, che invece è uscito tuttavia a sorpresa il 24 febbraio con un messaggio in cui, senza entrare nel merito del conflitto, afferma di farsi carico “con profondo e sentito dolore” delle sofferenze provocate dagli “eventi in atto”. L’invito di Kirill a tutte le parti del conflitto è di fare “tutto il possibile per evitare vittime civili”.

Il momento di preghiera comune e l’atteso incontro del Papa

Un’incredibile unità quindi nel mondo ortodosso che fino a questo momento non era stata considerata e che invece ora sembra miracolosamente dispiegarsi. Un’immagine plastica di questa condizione è mostrata dal momento di cattolici e ortodossi russi in preghiera sulla tomba di San Nicola a Bari, organizzato dall’arcivescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano. Al cui fianco vi era il rettore della Chiesa ortodossa russa del capoluogo pugliese, padre Viacheslav Bachin.

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“Desideriamo invocare il dono dello Spirito su chi, attraverso la diplomazia, è impegnato a operare per il bene comune, ma, allo stesso tempo, desideriamo vivere una forte intercessione per coloro che, drammaticamente, sono i protagonisti di questo momento storico: i civili e i soldati sul campo”, sono state le parole del vescovo.

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Che ha chiesto di interpretare il gesto non come puro irenismo ma “come presa di posizione contro ogni forma di guerra”, e a sottolineatura del fatto che “la drammatica escalation delle ultime ore mette ancora una volta a dura prova la vita di molte persone di questa nostra Europa, che mostra di aver smarrito memoria storica e comuni radici cristiane”.

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Sullo sfondo, resta tuttavia sempre l’ipotesi di un nuovo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, dopo il primo all’Avana nel 2016. Un evento che era atteso da ben mille anni, dallo scisma cioè tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente avvenuto nel 1054.

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