
Si parla di guarigione miracolosa ogni qualvolta una persona gravemente malata, che abbia provato cure mediche senza ottenere alcun miglioramento, si trovi ad essere sana e non se ne comprenda umanamente e scientificamente la ripresa.
La fede ci fa immediatamente attribuire la guarigione alla preghiera, alla risposta alla nostra richiesta di intercessione a qualche Santo o alla Madonna, ma la medicina, per dichiarare il miracolo avvenuto, ha bisogno di seguire un iter preciso.
Il malato, dunque, che voglia sottoporre ad una commissione medica il caso della sua guarigione presumibilmente miracolosa, deve, in primo luogo, presentare una diagnosi che dichiari la gravità e l’entità della malattia da cui era affetto.
La commissione medica dovrà appurare che effettivamente, per quella guarigione, non si è proceduto ad alcuna terapia o che le terapie provate non avevano determinato alcun esito.
Ovviamente, si escludono da questo iter le malattie psicologiche o psicosomatiche che, per loro stessa definizione, possono scomparire o ri-apparire, senza una precisa diagnosi o intervento medico.
E’ da considerare, inoltre, che la medicina, in vista di continui progressi e della scoperta di sempre più innovativi metodi curativi, ritiene che ciò che sia più probabile per la storia di una certa malattia (ossia ciò che già è avvenuto per casi simili), sia la routine, ma non esclude che possa accadere anche un fatto eccezionale.
Questo iter, cui la medicina sottopone il paziente la cui “salute” non si spiega in altro modo, se non per intervento divino, da dignità alla guarigione stessa e dispone l’animo all’accoglienza del fatto prodigioso, senza dubbi dettati o voluti dalla fretta o da una acerba spiritualità.
Antonella Sanicanti