Il grido delle Suore Trappiste di Damasco

Ecco una lettera delle Suore Trappiste a Damasco
Siria

Sembra proprio che il mondo non abbia abbastanza compassione, per ascoltare il grido disperato delle urla che provengono da Damasco e dal resto della Siria: “Quando taceranno le armi? E quando tacerà tanto giornalismo di parte? Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la propria vita e la propria terra”.

Comincia così una lettera delle Suore Trappiste (il testo integrale lo potete trovare sulla nostra pagina Facebook “La Luce di Maria”), che, giustamente, lamenta un dato di fatto, che nessuno dovrebbe ignorare:
“Più volte in questi mesi siamo andati a Damasco; siamo andati dopo che le bombe dei ribelli avevano fatto strage in una scuola (…). Abbiamo ascoltato i racconti dei bambini, la paura di uscire di casa e andare a scuola, il terrore di dover vedere ancora i loro compagni di classe saltare per aria, o saltare loro stessi”.

Quella delle Suore non è la prima lettera, che arriva dai centri religiosi in terre martoriate dalla guerra.
Purtroppo, non è la prima volta che veniamo a conoscenza di quelle vittime e dei numerosissimi bambini che hanno perso la vita, ma pare anche che l’umanità si sia abituata a questo scempio, tanto che nemmeno si preoccupa di denunciarlo, di indignarsi, di chiamare in causa le forze internazionali, a cui basterebbe poco per mettere a tacere i ribelli, se gli interessi politici ed economici non avessero la precedenza sulla vita umana.

“Preghiamo anche per i jihadisti, perché ogni uomo che sceglie il male è un figlio perduto, è un mistero nascosto nel cuore di Dio (…). Ma questo non significa che non si debbano chiamare le cose con il loro nome. E non si può confondere chi attacca con chi si difende”.
Sono, infatti, sempre e comunque i civili a pagare il prezzo di una guerra che non hanno deciso e da cui non avranno altro che distruzione.
In Siria, la vita normale non esiste più, non c’è più da nessuna parte una sana quotidianità.
Nessuno può pensare di andare a lavorare o a scuola, senza rischiare di non tornare più a casa e, anche se riuscisse a tornarvi, forse non troverebbe più la casa o una famiglia ad aspettarlo.

“A Damasco, è dalla zona della Goutha che sono cominciati gli attacchi verso i civili che abitano nella parte controllata dal governo, e non viceversa. La stessa Ghouta dove – occorre ricordarlo? – i civili che non appoggiavano i jihadisti sono stati messi in gabbie di ferro: uomini, donne, esposti all’ aperto e usati come scudi umani”.
Impossibile immaginare questo orrore, ma non possiamo dimenticare che quella gente lo sta vivendo ogni giorno, da sette lunghi anni. Ù
Le nostre preghiere sono importanti, ma chi può deve, ora, passare ai fatti concreti e salvare i superstiti.

“La guerra è brutta, oh sì, sì se è brutta! Non venitelo a raccontare ai siriani, che da sette anni se la sono vista portare in casa. Ma non si può scandalizzarsi per la brutalità della guerra e tacere su chi la guerra l’ ha voluta e la vuole ancora oggi, sui Governi che hanno riversato in Siria in questi anni le loro armi (…). Tacere sui Governi che da questa guerra hanno guadagnato e guadagnano.
“Liberaci Signore dalla guerra e liberaci dalla mala stampa, con tutto il rispetto per i giornalisti che cercano davvero di comprendere le situazioni ed informarci veramente, ma non saranno certo loro ad aversene a male per quanto scriviamo”.

Antonella Sanicanti

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