In una struttura della Diocesi di Catania è nata una lodevole iniziativa che porta volutamente il nome del “giudice ragazzino” ucciso dalla mafia.
Una struttura che offre un posto dove abitare ai detenuti con misure di detenzione alternative e aiuta quelli che, invece, hanno lasciato il carcere e devono ricominciare una nuova vita. Il tutto sotto la protezione ed il nome del Beato Livatino.
Nasce, in provincia di Catania, una significativa struttura: la “Casa di accoglienza Livatino”. Qui ex detenuti che hanno scontato la loro pena e detenuti fruitori di misure alternative alla carcerazione, sono accolti affinchè abbiano un posto per esser rieducati e reinseriti, poi, nella società.
Il nome per la struttura non è stato scelto a caso. Negli scritti e nella biografia del giudice Livatino, leggiamo molto spesso della sua grande umanità nei confronti degli imputati e dei condannati. Per questo la dedicazione della struttura a lui.
L’Arcidiocesi di Catania e la Fondazione “Francesco Ventorino”, anche su sollecitazione dell’Arcivescovo Gristina, hanno voluto con forza e decisione questa struttura.
I detenuti hanno bisogno di qualcuno che li guidi, sia durante la detenzione che dopo, non solo dai loro avvocati, ma anche da personale qualificato che sappia dare loro una seconda opportunità di vita e di riscatto sociale. La Casa d’accoglienza è nata in una struttura della Diocesi ed offre, a chi alloggia, il vitto, l’accompagnamento ai servizi territoriali, la formazione professionale, l’informazione legale e il sostegno psicologico.
Il tutto per far sì che, a coloro che scontano una pena, non sia tolta mai la dignità.
Fonte: avvenire
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ROSALIA GIGLIANO
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