Gli eroi non muoiono mai

Difficilissimo smaltire, per la nostra mente e il cuore, i fatti di cronaca che, solo negli ultimi mesi, hanno cambiato il volto dell’umanità: gli attentati, gli incendi, gli assassini. Tragiche morti, avvenute, spesso, per mano di altri esseri umani e che dovevano essere evitate.

I genitori hanno perso i figli, i figli hanno perso i genitori; tutti noi abbiamo perso la serenità ed abbiamo più paura di prima, nell’allontanarci da casa.

Ecco un nuovo inganno del male, che sa che la paura genera paura, ma -peggio ancora- genera anche egoismo, in quanto crea diffidenza in chiunque e ci rende vili nell’affrontare le situazioni.

Cerchiamo allora, insieme, di tornare alla dimensione di Figli in Cristo, di trovare nel volto di Gesù il coraggio di tener testa alle brutture del mondo, di proclamare la gioia della fede e la speranza della salvezza, del perdono, della gratitudine, della gratuità, dell’amore vicendevole e disinteressato.

Cominciamo con l’andare a scovare quelle news di cui si parla troppo poco e che hanno, invece, il merito di aver espresso molto coraggio, nel marasma confusionario in cui, oggi giorno, tutti stiamo annegando.

Ad esempio, nessuna emittente ha sottolineato che (non più di una volta, perlomeno), durante l’attentato a Londra, in cui un uomo, a bordo di un suv, si è lanciato sui passanti e i turisti che attraversavano il frequentatissimo ponte Westminster, per poi proseguire verso il Parlamento inglese, c’è stato un tassista, Chris, che “Ha cercato di fermare i terroristi!”.

Mentre era in viaggio, per portare a destinazione un passeggerò, ha incrociato l’auto criminale e, facendo un’inversione ad U, col suo taxi, ha cercato di rallentare la corsa dello jihadista ed evitare la sicura morte dei passanti.

E si sa poco anche di Sergio, un ristoratore di origini spagnole, che ha, prontamente, chiuso la saracinesca del suo locale, appoggiandosi con tutto il peso del suo corpo su di essa, dopo che alcuni, tra turisti  e passanti, erano entrati, spaventatissimi, in cerca di rifugio.

“Proprio mentre stavo abbassando la saracinesca, il terrorista ha cercato di entrare: è stato in quel momento che ho visto che aveva una cintura esplosiva.”. “Non sapevamo quanti fossero e se sarebbero tornati. Non pensi mai, in circostanze del genere. Avrei potuto lasciare la presa, ma avevo 28 persone dietro di me.”.

Invece, grazie a Dio, non ha mollato e così quelle persone si sono salvate.

Di fronte alle centinaia di parole spese, su ciò che non si è saputo evitare; di fronte alle tante frasi di circostanza, che cercano i colpevoli anche tra le autorità; di fronte alle ripetute, e spesso inutili, considerazioni delle emittenti Tv; perché non si trova mai l’occasione per ribadire che la “gente buona” esiste, eccome?

Forse perché le notizie tragiche fanno più odiens? Si preferisce, per questo, tappare gli orecchi della coscienza, sapendo perfettamente che il ribadire certi fatti, con dovizia di particolari, crea, sicuramente, emulazione!

 

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