Inizialmente, le visite mediche non rivelarono nulla, così la signora Eva tornò a casa, dopo essersi ripresa abbastanza.
Purtroppo, qualche giorno dopo, l’evento si ripresentò, più violento di prima.
Portata ancora in ospedale, i medici parlarono di un embolo polmonare, che avrebbe segnato la fine della sua vita.
Il marito di Eva corse nella Cappella dell’ospedale e iniziò a chiedere l’intervento di San Giovanni Paolo II.
Non chiedeva la guarigione della moglie, gli sembrava eccessivo sperarlo, ma almeno di saperne sopportare la perdita imminente, di saperla aiutare negli ultimi istanti della sua vita, anche se sopraffatto dalla disperazione.
Avevano vissuto insieme gli ultimi 30 anni della loro vita, come rassegnarsi?
Dopo aver pregato in questo modo, tornò nella stanza della moglie Eva e la trovò già morta.
Passarono dei minuti e lui, ad un certo punto, lasciò spazio ai medici,che l’avevano dichiarata deceduta, di fare il loro dovere.
I dottori non si seppero spiegare l’accaduto, ma furono d’accordo su un fatto: “È un caso di resurrezione, da morte accertata dalle macchine”.
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Antonella Sanicanti
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