
Abbiamo assistito inermi e increduli, più e più volte, alle inspiegate tragedie che, negli Stati Uniti d’America, hanno visto protagonisti ragazzi/studenti, che riescono a venire in possesso di armi, ad impugnarle per uccidere i loro compagni di classe e qualche insegnante.
Ora, a Washington e in molte altre città degli Stati Uniti, i giovani sopravvissuti all’ultima strage dello scorso mese di Febbraio, insieme a genitori ed insegnanti, hanno marciato contro l’uso facile delle armi.
Ricordiamo che anche Stephen Craig Paddock, che lo scorso Ottobre uccise 58 persone al Festival Country di Las Vegas, aveva usato un marchingegno del genere.
Nella strage del mese scorso -ricordiamolo- la strage di San Valentino, in Florida, alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkand, un ragazzo di 19 anni uccise 17 persone.
Proprio da coloro che hanno visto da vicino quello scempio è partita l’iniziativa, intitolata “La Marcia per le nostre vite”, che ora si sta propagando di città in città, con la stessa finalità.
Le restrizioni pare si siamo già avviate, alzando, ad esempio, l’età minima per acquistare un’arma, da 18 a 21 anni.
A noi italiani, che non deteniamo armi in casa così facilmente, sembra ancora poca cosa, ma, negli Stati Uniti -si sa- si deve fronteggiare la lobby delle armi, la famigerata Nra (National Rifle Association), l’Associazione Nazionale per le Armi, che, addirittura, promuove la libertà di ogni cittadino di tenere un’arma con se.
Antonella Sanicanti