Un Paese diviso: la giornata della preghiera in mezzo alla persecuzione

Mentre in Cina continuano tristemente le persecuzioni anti-cristiane, i fedeli si riuniscono per fare ciò che è più giusto. 

cristiani detenuti cina
photo web source

Vale a dire, invocare il Signore affinché interceda in difesa di quanti ogni giorno soffrono la violenza del regime comunista, donando loro consolazione e forza per sconfiggere ogni male e ogni difficoltà, certi che Dio non farà mai mancare la sua presenza ai suoi figli.

L’incarcerazione del vescovo pochi giorni fa

Solamente pochi giorni fa, infatti, il vescovo cattolico mons. Zhang Weizhu è stato arrestato dal Regime comunista cinese insieme ad altri sette sacerdoti e dieci seminaristi, tutti della prefettura apostolica di Xinxiang, non riconosciuta dalle autorità cinesi.

A dare la notizia è stata l’agenzia di stampa Asianews, spiegando la dinamica dei fatti. Un centinaio di poliziotti, infatti, hanno dapprima circondato un edificio usato come seminario diocesano a Shaheqiao, e poi sono entrati per arrestare sacerdoti, insegnanti e seminaristi che stavano seguendo le lezioni. 

L’accordo tra Cina e Vaticano sistematicamente disatteso

Nel giorno seguente è arrivato l’arresto del vescovo Weizhu. Pare infatti che nonostante gli accordi tra Cina e Vaticano, tutti sistematicamente non rispettati, il controllo sulle attività religiose risulti sempre più serrato, fino ad essere violentemente inasprito in zone come la provincia di Hebei, a grande maggioranza cattolica.

Solamente lo scorso 22 ottobre la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese avevano prorogato ufficialmente per altri due anni l’Accordo provvisorio sulle nomine dei vescovi in Cina entrato in vigore il 22 ottobre di due anni fa. L’intenzione, che a questo punto appare tale solamente per il Vaticano, sarebbe quella di proseguire un dialogo aperto e costruttivo, al fine di favorire la vita della Chiesa cattolica e il bene del Popolo cinese.

La realtà è ben diversa da quanto la Cina vuole fare credere

Si parlava di buona comunicazione e collaborazione tra le parti, ma la realtà della repressione che continua, ai danni dei cattolici in Cina, è ben diversa. A livello locale, infatti, le autorità cinesi continuano a vedere l’accordo come qualcosa di politico, e quindi di facciata, ben distante dalla realtà della repressione e del controllo della chiesa cattolica, e delle altre chiese cristiane.

Nel mentre, Papa Francesco continua a invocare l’unità dei cristiani in Cina, parole viste dai cristiani cinesi come espressione dell’amore del Pontefice verso di loro, ma che forse sotto molti aspetti non sono sufficienti a garantire loro pace e stabilità. Serve la manifestazione concreta di preoccupazione, anche con atti forti e decisi, e non un vago sentimento di rassicurazione, quasi a dire che tutto il dolore che stanno vivendo passerà.

I cinesi chiedono giustizia, dignità umana e libertà religiosa

Quello che i cinesi invocano è una posizione netta e visibile su giustizia, libertà religiosa, rispetto dei diritti umani, in particolare modo nei contesti in cui tutto ciò è sistematicamente violato. Altrimenti, nei cattolici cinesi rischia di finire per prevalere un senso di abbandono. 

Oltre a ciò, c’è bisogno di preghiera da parte di tutto il popolo cattolico per i fratelli cinesi. Il momento migliore per farlo è proprio la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, che si celebra oggi 24 maggio, istituita da Benedetto XVI l giorno in cui i fedeli cattolici cinesi celebrano “la festa della Beata Vergine Maria”, Patrona del Paese.

La Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina

La festa introdotta da Ratzinger è infatti particolarmente sentita in Cina, e mostrata visibilmente con i migliaia di fedeli che ogni anno si recano in pellegrinaggio al santuario di Sheshan, a Shanghai, tuttavia chiuso quest’anno per tutto il mese di maggio a causa della pandemia.

LEGGI ANCHE: Pandemia: allarmante aumento delle persecuzioni ai cristiani

Un evento che ha ricordato però anche lo stesso Francesco ieri al termine della recita del Regina Coeli. “Vi invito ad accompagnare con la preghiera i fedeli cristiani in Cina, nostri carissimi e fratelli e sorelle che tengo nel profondo del mio cuore”, ha detto il Papa.

L’invito alla preghiera arrivato da Papa Francesco e dal cardinale Bo

L’invito alla preghiera è infine arrivato, in particolare, anche dal cardinale di Yangon, Myanmar, Charles Bo, a nome della Chiesa di tutta l’Asia, in qualità di Presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. Il cardinale Bo ha infatti esteso quest’anno la ricorrenza a tutta la settimana, introducendo così una “Settimana di preghiera” per i cristiani in Cina, da domenica 23 maggio a domenica 30 maggio.

“Nel proporre questa Settimana esprimo il mio amore per i popoli della Cina, il mio rispetto per la loro antica civiltà e la straordinaria crescita economica, e la mia speranza che mentre il Paese continua a crescere come potenza globale, possa diventare anche una forza di bene e promotore dei diritti dei più vulnerabili ed emarginati del mondo”, sono le parole scritte dal cardinale.

LEGGI ANCHE: Cina: il regime comunista invade con violenza un convento di suore

Per potere celebrare al meglio questa settimana di preghiera è stato poi lanciato un sito, GlobalPrayerforChina.org, in cui è possibile trovare materiali per pregare, omelie, informazioni aggiornate sulle persecuzioni dei cristiani in Cina, ma anche sul genocidio degli uiguri, sulla repressione in Tibet, sullo smantellamento della democrazia diritti umani a Hong Kong.

Giovanni Bernardi

Impostazioni privacy