Gesù: Non sono venuto per essere servito ma per servire.

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Servire nella Chiesa significa seguire l’esempio di Gesù. Il servire nella Chiesa non è collegato ad uno stipendio, ad un benessere che si può raggiungere.

Servire significa, in un certo senso, dare la vita come Gesù che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Marco 10,45). Oggi, forse, nessuno ci chiede di dare la vita fisicamente… ma non è forse dare la vita anche sacrificare un pò del proprio tempo o imparare ad amare l’amico che non ci sta simpatico…?

La Chiesa, cioè noi tutti battezzati, è chiamata ad “avere in sé gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Filippesi 2,5). In Gesù abbiamo la figura del servo fedele, capace di fare della sua vita un dono d’amore a Dio e ai fratelli. “Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi” (Giovanni 13,15): siamo chiamati a fare anche noi della nostra vita un capolavoro d’amore, perché nell’amore (quello vero) sta il senso di tutto. E l’amore è anche servizio concreto, pensato, fatto con i muscoli e non solo di belle parole…

All’interno della Chiesa c’è anche una forma particolare di servizio, quello liturgico. Esso ha alcuni aspetti particolari che occorre chiarire affinchè questo servizio sia un segno per gli altri:

• Uno spirito di servizio: se scorriamo le pagine dei vangeli ci accorgiamo che tutto ciò che fa Gesù è intriso di amore, un esempio concreto di servizio lo vediamo quando lava i piedi ai discepoli (Gv 13,1-17). Questo spirito di servizio è disponibilità, generosità, capacità di amare gli altri che sono un riflesso dell’amore di Dio per me. Dio è amore (1Giovanni 4,16): siamo chiamati allora a vivere la vita sul ritmo di Dio, certi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (Atti 20,35)

• Se lo stile è quello dell’amore allora al primo posto non c’è la quantità ma la qualità. Non conta ciò che si fa o non si fa, ma lo spirito con cui si fa. Non importa il ruolo che si compie ma la certezza che nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore.

• Se c’è questo spirito di servizio allora non si scade nell’esibizionismo, ma c’è la certezza che anche la sola presenza è un segno per gli altri. Un segno che dice gioia, magari, o capacità di donare qualcosa, fosse anche solo un po’ del proprio tempo…

• Se tutti poi viviamo con questo spirito di servizio d’amore allora faremo a gara nel rispettarci a vicenda e sapremo che ciascuno di noi è una nota di una grande melodia che Dio va scrivendo nella storia. Una nota stonata rovina la melodia e non fa vedere la bellezza della nota stessa. Sta a noi allora vivere a ritmo di dono…

• Infine vivere questo stile vuol dire che si almeno un po’ fatto esperienza di chi è Dio: un Dio che ha cura di tutti. Ecco allora la capacità di imparare a entrare in amicizia con Dio attraverso una preghiera fatta non solo di formule ma soprattutto di capacità di ascolto del suo progetto d’amore su ciascuno di noi.

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