Nel Vangelo di Luca, Gesù afferma: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.
In questo passo è molto difficile distinguere il messaggio di amore e di pace che solitamente contraddistingue i discorsi di Gesù, ma solo ad un primo superficiale ascolto.
In effetti, il passo di Luca è chiaramente intriso di amore, quello genuino del Padre celeste, che vuole attrarre a se i suoi figli, con determinazione e, soprattutto, per sempre.
Qual è dunque la divisione prodotta dal fuoco di cui Gesù esprime la massima forza in questo versetto di Luca?
Si tratta del coraggio di accogliere il messaggio di salvezza e di non rinunciarvi, nonostante il mondo ci indichi altre vie più comode.
Ciò che crea la divisione chiesta da Cristo è la presa di posizione del cristiano, rispetto al sentore comune, che farebbe dell’uomo una pecora che segue la massa indistinta.
Dio, Gesù, ci vuole vigili pensatori e chiari nelle nostre azioni.
Come al tempo di Cristo, può capitare anche nelle nostre famiglie di doversi opporre, con fermezza, a qualche altro membro, per ribadire cosa voglia dire seguire Cristo e, nel suo nome, cercare di fare le cose con giustizia e rettitudine.
La “divisione” in Cristo
Ecco la divisione lecita per il Signore; ecco la “non pace” da lui auspicata, quella che mette subbuglio nei nostri cuori, quando sentiamo di non essere in linea con il suo progetto di salvezza per l’umanità.
Ancora l’evangelista Luca aveva fatto dire a Simeone, che ebbe la possibilità di contemplare il volto di Cristo: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
Ed è la stessa che oggi riviviamo, tra le dicerie e le persecuzioni vere e proprie, che non permettono al cristiano di essere valutato per quello che è: un puro disegno di carità, speranza e fede nell’unico Dio.
Lo scontro, allora, che Cristo ci chiede di avere con gli altri deve essere il segno del distacco da questo mondo, dalle sue tentazione e comodità, perché sia chiaro a tutti di che pasta può essere fatto un cristiano autentico.
Noi cerchiamo la santità e null’altro, semplicemente questo. Per farlo, dobbiamo sfidare il mondo conosciuto, come hanno fatto i Profeti prima di noi e tanti Santi, oltre a molti Martiri che, per Dio, hanno perduto la vita, addirittura.
Nel Giugno del 1964, Papa Paolo VI disse: “La vita cristiana è come un sole che risplende sull’insieme dei nostri giorni. Figlioli miei, se questo sole finisce per spegnersi, che cosa si perderebbe? Alcuni dicono, niente. E invece si perderebbe proprio il senso della vita. Perché lavorare, perché amare gli altri, perché essere buoni, essere onesti, perché soffrire, perché vivere, perché morire, se non c’è una speranza al disopra di questa terra? È la vita cristiana a dare il senso, il valore, la dignità, la libertà, la gioia, l’amore al nostro passaggio sulla terra. Per questo l’invito paterno vuol essere possente come un grido, che dovrebbe rimanere a ricordo del nostro incontro: siate cristiani, siate cristiani!”.
Ed è così che faremo anche noi.