Qualche mese fa è stata sollevata, alla presenza di archeologi ed esperti di ogni sorta, la lastra di marmo, di quella che doveva essere la tomba in cui Gesù di Nazareth fu deposto, dopo esser stato prelevato dalla croce.
Il sito è all’interno della Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme ed ora si sta svelando cosa gli osservatori hanno potuto repertare: al di sotto della lastra, ne hanno trovata un’altra, risalente al periodo delle Crociate, ossia al XII secolo; al di sotto di essa c’era, poi, una panca di pietra, scavata nella roccia e collegata alla parete verticale.
Ed è stato formidabile appurare che, ciò che hanno descritto gli archeologi, è proprio quello che era stato già raccontato dai viaggiatori che nel Medioevo andarono in cerca del Santo Sepolcro.
Ora, quindi, anche gli archeologi confermano i passi dei Vangeli che descrivevano quel luogo come la tomba provvisoria del Crocifisso.
Prova ne è anche la descrizione dell’epoca, oggi confermata, riguardante la conformazione della tomba posseduta da Giuseppe di Arimatea, che volle concederla a Gesù, essendo un suo seguace e sostenitore.
Particolari, come la panca di pietra, vengono, tra l’altro, descritti nei Vangeli. Passi come “Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura.” (Marco 16, 5) e “ … e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto.” (Giovanni 20, 12), indicano che c’era una panca su cui sedersi.
Inoltre, poiché Gesù era stato prima torturato, poi crocifisso ed esposto a indicibili sofferenze corporali, non poteva essere deposto in una nicchia subito dopo la morte, lo si doveva preparare alla sepoltura.
Inizialmente, dunque, venne posto sulla panca, coperto dal sudario (la Sindone). Avrebbero dovuto, poi, esser lavato e unto con oli aromatici, prima di esser seppellirlo definitivamente, ma era la vigilia della Pasqua ebraica e nessuno poteva occuparsi del suo corpo in quelle ore.
Ancora una volta, le ricerche portano a confermare le vicende terrene del nostro Salvatore e a reputare i Vangeli come documenti storici, oltre che spirituali, attendibili e di enorme risonanza.