Negli ultimi anni la Chiesa ha cercato di avvicinarsi alla posizione di quelle persone con tendenze omosessuali che hanno il desiderio di praticare il cattolicesimo. Sebbene ad oggi sia tutt’ora impensabile per il Vaticano considerare la possibilità di un matrimonio tra persone dello stesso sesso e che i rapporti sessuali tra loro siano considerati leciti, l’omosessualità non viene più vista come un motivo di condanna (almeno da alcuni sacerdoti ed in alcune comunità). Questo vuol dire che la Chiesa permette agli omosessuali di confessarsi e di redimersi a patto che non ricadano nell’errore e che pratichino la castità. Il nuovo indirizzo è dunque quello di non cercare di “curare” o “convertire” gli omosessuali, ma di accettare il loro peccato e perdonarlo.
Nel libro biografico ‘Perché non mi definisco gay. Come mi sono riappropriato della mia realtà sessuale e ho trovato la pace’, Daniel Mattson spiega come ha fatto a trovare un balance tra il suo essere omosessuale ed il suo essere cattolico, impossibile? No ed il musicista ne spiega il perché. Nato in una famiglia cattolica, Daniel ha sentito attrazione per le persone dello stesso sesso sin dalla pubertà. Per anni ha vissuto con sofferenza questo istinto ed ha cercato di soffocarlo, ma alla fine vi ha ceduto.
Per anni il musicista ha ceduto al desiderio carnale, ma questo lo faceva soffrire poiché non si sentiva in pace con la propria coscienza. Ad un tratto tutto questo è cambiato quando ha conosciuto padre Terence Cook e l’apostolato di persone omosessuali da lui fondato. In questo viene spiegato alle persone con tendenze gay, che possono tornare in pace con Dio, ma per farlo devono pentirsi e praticare la castità. Da quando ha accettato questo insegnamento, Mattson ha trovato un equilibrio interiore e per la prima volta nella sua vita si sente finalmente libero da catene.
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Luca Scapatello
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