L’ex ferroviere salvato da Padre Pio è morto nell’1983; aveva raccontato: “Sono una sfida vivente alle leggi fisiche”.
La sua storia risale al 1945, quando viveva a Siena, con la moglie e il figlio appena nato. Li svolgeva il lavoro e, proprio mentre vi si recava, ebbe un incidente gravissimo.
Lui, che viaggiava in moto, fu investito da un camion.
I medici che lo visitarono, nell’ospedale in cui, di corsa, era stato ricoverato, trovarono diverse e gravi fratture sul suo corpo, soprattutto al cranio; aveva una brutta ferita all’altezza del sopracciglio sinistro e il timpano perforato.
Non riuscirono a guarirlo, nonostante i tanti tentativi, in diversi ospedali: “Avrei dovuto restare con la gamba rigida per tutto il resto della mia vita. Avevo trentacinque anni e non riuscivo a rassegnarmi. Decisi perciò di tentare ancora presso altri specialisti, ma le speranze di successo risultarono essere pochissime e quindi non me la sentii di affrontare un nuovo intervento”.
Le speranze del ferroviere erano state messe a dura prova; in quella nuova condizione di invalido, si vedeva perso e non trovava più scopo alla sua vita. Nemmeno le stampelle che usava gli permettevano di muoversi, se non per pochi metri, tanto era il dolore che era costretto a sopportare: “Spesso, volevo fare da solo, cadevo e allora urlavo con tutta la mia rabbia, bestemmiando contro Dio e contro tutti. Mia moglie era credente, io no. Lei andava in chiesa e io la rimproveravo. Bestemmiavo per farle dispetto e lei piangeva”.
Accadde, poi, che, nella loro parrocchia, arrivò un religioso che consigliò loro: “Perché non porta suo marito a San Giovanni Rotondo da Padre Pio, un cappuccino che fa miracoli?”.
Nonostante le riluttanze del marito, però, lei non si arrese e, alla fine, riuscì a persuaderlo.
“Il viaggio fu drammatico. In treno ero disteso su una barella, ma, quando dovevo salire e scendere dallo scompartimento, i dolori erano atroci. La prima tappa fu Roma, la seconda Foggia. Per raggiungere San Giovanni Rotondo c’era un solo pullman e partiva al mattino presto. (…) Il pullman si fermava a circa due chilometri dalla chiesetta dei cappuccini. Le strade non erano asfaltate. Non so come riuscii a raggiungere la chiesa”.
E così la famiglia di Siena arrivò a destinazione e si mise in attesa, per incontrare Padre Pio: “E’ lui -dissi a me stesso. In quell’istante, Padre Pio alzò gli occhi e mi fissò per un paio di secondi. Sotto quello sguardo, il mio corpo cominciò a tremare, come se fosse stato colpito da una violenta scossa elettrica”.
Quando, ore dopo, fu il suo turno, accadde qualcosa per cui il ferroviere non poté che rimanere di sasso: “Tentai di dire qualcosa, ma lui non me ne diede il tempo. Cominciò a parlare tracciando un quadro perfetto della mia vita, del mio carattere, del mio comportamento. Ero completamente rapito dalle sue parole e non pensavo più alla gamba. Quando il Padre alzò la mano per darmi l’assoluzione, provai di nuovo la terribile scossa in tutto il corpo che avevo sentito la mattina. Senza accorgermi, mi inginocchiai e feci il segno della croce”.
Nell'Udienza Generale del mercoledì papa Leone XIV ha esortato a uscire dalle nostre paralisi interiori…
Quest'anno ancora più sentitamente preghiamo la Novena alla Madonna di Medjugorje, in risposta all'invito della…
La storia di Santa Marina di Bitinia è straordinaria e piena di elementi romanzeschi. Visse…
Meditiamo il Vangelo del 18 giugno 2025, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla…
Il Mercoledì è giorno di devozione a San Giuseppe, ecco la preghiera del mattino da…
“Non scacciarmi con collera”. È la preghiera della sera da recitare questo Martedì per ringraziare…