In molti paesi islamici la cultura è prettamente maschilista, non tanto perché imposto dalla religione, quanto pretesto per lasciare le donne un passo indietro, semmai con poca istruzione.
Questa situazione rende molto difficile un riscatto sociale e un’indipendenza economica, qualora qualcuna desiderasse cambiare direzione alla propria vita.
Fauzia (nome di fantasia), una donna pakistana, madre di quattro figli, ce l’ha fatta.
Alla donna era balenata l’idea di convertirsi al cristianesimo qualche anno prima, quando ebbe l’occasione di frequentare, seppur per breve tempo, un’amica occidentale e cristiana: “In quella donna brillava una luce particolare”, dice lei stessa.
Fauzia era pronta per accogliere il messaggio del Salvatore, in cuor suo, e diventare quella luce, ma, nella realtà, la sua esistenza era vincolata ad una famiglia (quella sua col marito musulmano e quella di nascita), che mai, e per nessun motivo, le avrebbe permesso di abbandonare l’islam e la cultura pakistana.
Il marito, purtroppo, arrivò a metterle le mani addosso e la famiglia di origine, addirittura, la minacciò di morte.
Fauzia rimane così, indifesa e impotente, prigioniera in una situazione che, probabilmente, da questa parte del mondo, non riusciamo nemmeno ad immaginare.
A quel punto la donna prese una decisione drastica, ma risolutiva e coraggiosa: ricontattò quell’amica occidentale, da cui tutto aveva avuto inizio, e chiese aiuto per fuggire in un altro Paese. Ora si trova nelle Filippine, insieme ai suoi figli, tutti cristiani e liberi di professare la propria fede.