Eutanasia, la Cei alza la voce: si possono percorrere altre strade

La Chiesa italiana alza la voce sul tema dell’Eutanasia con un testo dal titolo: “Alla sera della vita. Riflessioni sulla fase terminale della vita terrena”.

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Monsignor Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia, guida della Commissione per la Carità e la Salute della Cei, ha spiegato le motivazione. “La situazione che la pandemia ha enfatizzato ci dice comunque l’attenzione che non solo la Chiesa ma tutta la società debbono avere nei confronti delle persone a prescindere dall’età, dalla situazione di salute o familiare, sociale, economica”, ha spiegato il religioso.

Eutanasia: la voce della Chiesa italiana si alza a favore della vita

Alla luce dell’incremento della cultura della morte in molti Paesi nel mondo, è necessario ribadire la posizione della Chiesa. Ciò al fine di dare una parola chiara su un tema di giustizia sociale molto importante come quello del fine vita. “Il prolungamento della vita – che di per sé è una grazia ed una fortuna per le nostre generazioni – richiede un’attenzione particolare alla persona, alle sue condizioni di salute, sociali e di carattere relazionale”, ha spiegato il religioso.

“Una persona può fisicamente stare benissimo, avendo magari a disposizione delle ingenti risorse economiche, ma se rimane sola si trova probabilmente in grosse difficoltà: noi siamo fatti per la relazione”.

Il triste caso spagnolo: il Parlamento vuole legalizzare l’Eutanasia

In questi giorni infatti arrivano da tutto il mondo notizie terrificanti sul fronte dell’eutanasia. In particolare dalla Spagna, dove già alla vigilia delle elezioni il primo ministro socialista Pedro Sánchez aveva promesso la legalizzazione dell’eutanasia.

Così giovedì 17 dicembre nel Parlamento di Madrid la legge di regolazione dell’eutanasia ha fatto il decisivo passo avanti, con 198 voti a favore, 138 contrari e due astenuti. Ora a gennaio ci sarà l’ultimo passaggio al Senato per l’approvazione definitiva.

Così la Spagna sarà il sesto Paese pro-eutanasia

In questo modo la Spagna diventerà il sesto Paese al mondo, dopo Olanda, Belgio, Lussemburgo, Canada e Nuova Zelanda, a riconoscere una sorta di contradditorio e inaccettabile “diritto” alla morte assistita. Così Sanchez ha parlato di una “grande conquista sociale”.

La legge depenalizza l’eutanasia e il suicidio assistito per persone maggiorenni in caso di malattia “grave e incurabile” o che causi “una sofferenza fisica o psichica costante e intollerabile”, Oltre a questo, si prevede l’obbligo di erogazione di questa “prestazione” da parte del sistema sanitario nazionale.

Se in Spagna la situazione è problematica, non va meglio in Italia

La presidente dell’associazione Abogados Cristianos, Polonia Castellanos, è scesa in piazza per dare supporto alle opposizioni, affermando che tale legge è “un rischio per tutti, non solo per i più vulnerabili”. “È contraria alla Costituzione, vede contro in pratica tutto l’albo medico e non punta a uccidere il dolore ma le persone”, spiega l’avvocatessa spagnola.

Non va di certo meglio in Italia, dove soltanto tre anni fa il Parlamento approvava la legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento. Ora invece si sta discutendo un nuovo testo che contiene forti aperture all’eutanasia, in seguito alla “sentenza Dj Fabo” pronunciata dalla Corte costituzionale.

La cultura dello scarto di cui parla Papa Francesco è sempre più viva

“Certamente la Chiesa è contraria al discorso dell’eutanasia ma anche attenta all’autodeterminazione della persona sapendo, però, che la vita non è un bene disponibile”, ha spiegato Radaelli. Precisando che “non si può chiedere di essere aiutati a porre fine alla propria esistenza”.

Spiegando inoltre che quanto accade in altri Paesi, come ad esempio la Spagna, è la testimonianza di “quella famosa cultura dello scarto su cui insiste molto Papa Francesco“. In quanto “è giusto che ci siano le leggi ma devono essere emanate sempre nel rispetto grande della vita e della persona; un rispetto che non deve venire meno nemmeno dinanzi ad un malato, un anziano, un disabile”.

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“La vera risposta non è soltanto condannare l’eutanasia ma è l’aggiungere che dinanzi al tema della morte e della sofferenza si possono percorrere altre strade”.

Giovanni Bernardi

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