Coronavirus: Vivere senza Eucarestia. Ad alcuni santi è accaduto per una vita intera

In questi giorni le diocesi italiane sono state costrette ad annullare le Messe pubbliche, con i fedeli che non possono ricevere l’Eucarestia.

Un’immagine tratta dal film Silence di Martin Scorsese. I cristiani in Giappone vissero 250 anni senza Eucarestia (sourceweb)

Eppure, nella storia della cristianità abbiamo esempi illustri di santi che sono stati costretti a vivere senza l’Eucarestia. Come accade peraltro, ricordiamo, per tanti altri fedeli sparsi in molti paesi di questo pianeta, in cui le persecuzioni dei cristiani non cessano. Facendo del cristianesimo la religione più perseguitata. La storia di questi santi, e dei tanti nostri fratelli, può quindi confermarci nella fede, e rafforzarci nella perseveranza di una preghiera più viva e partecipe.

I cristiani nascosti in Giappone

Pensiamo ad esempio alla storia del cristianesimo in Giappone, di recente portata in scena sul grande schermo dal film “Silence” di Martin Scorsese, almeno per il periodo che riguarda il 17esimo secolo. I cristiani giapponesi infatti hanno resistito, da allora, per ben 250 anni senza poter partecipare ai Sacramenti. Sono stati costretti a battezzare i loro figli segretamente, a tramandare la loro fede con lezioni nascoste, e a posizionarsi in preghiera con dei Santini religiosi di Maria o Gesù camuffati da immagini buddiste.

Si è dovuto infatti aspettare il 1858 per la riammissione dei missionari in Giappone, dove li attendevano altri 10mila cristiani che vivevano nel nascondimento. Per loro, l’Eucarestia non solo era un qualcosa evocato dai racconti dei propri parenti, ma anche uno struggente desiderio depositato nel fondo del proprio cuore.

Il Vangelo in Corea

Una condizione simile era quella vissuta dai santi coreani del XIX secolo. Il primo a predicare il Vangelo in Corea fu infatti nel 1784 il Servo di Dio Yi Beok e i suoi compagni. Da allora fino al 1795 la Chiesa venne gestita solo da laici. Al suo arrivo, Padre James Zhou Wen-Mo trovò ad aspettarlo ben quattromila cattolici. Tra loro, soltanto uno aveva conosciuto di persona un sacerdote.

Padre Wen-Mo visse in Corea per 6 anni, fino al martirio. Dopo di lui, per 36 anni non vi furono Messe in tutto il paese. Nel 1836 un piccolo gruppo di sacerdoti riuscì ad entrare nel paese, ma nel giro di due anni vennero tutti uccisi.

Il Nord America di Sant’Isacco Jogues

Una vicenda molto analogo è quella vissuta in Nord America da Sant’Isacco Jogues, quando nel diciassettesimo secolo vi si recò, preparato alla tortura e al martirio. Tuttavia, quello che lo attendeva, e che non avrebbe mai immaginato, era anche la privazione dell’Eucarestia. Dopo essere rapito, gli vennero martoriate le mani, e in quell’epoca un prete non poteva celebrare con una mano in cui mancavano un pollice o un indice.

Diciassette mesi dopo il suo rapimento Padre Jogues tornò in Francia, ma non era in grado di confessare, celebrare Messa o persino di parteciparvi. Per questo gli venne assegnata una dispensa speciale, che gli permise di celebrare nonostante le sue mani. Fu così che decise di tornare nuovamente in America, dove fu infine ucciso poco dopo il suo ritorno. Il suo assassino, pentito del suo crimine, si fece battezzare con il nome di “Isaac Jogues”.

La beata malgascia Victoire Rasoamanarivo non ricevette l’Eucarestia per tre anni (sourceweb)

Il Madagascar di Victoire Rasoamanarivo

Il Madagascar è il paese dove prese vita la storia di Victoire Rasoamanarivo, nobildonna originaria del paese africano convertitasi al cattolica, e considerata leader della Chiesa dopo l’espulsione dei francesi dal paese, nel 1883. Una volta partiti, i sacerdoti lasciarono a lei la guida della Chiesa, insieme a Padre Raphael Rafiringaon, altro religioso del Madagascar. I due guidarono i ventunmila cattolici laici presenti nel paese, che si riunivano ogni domenica per la preghiera comunitaria nonostante l’assenza di sacerdoti.

Una volta Victoire descrisse così la sua vita di fede: “Metto davanti alla mia mente i missionari che dicono la Messa e mentalmente partecipo a tutte le messe che si dicono in tutto il mondo”. Passarono tre anni, e i sacerdoti tornarono nel Paese, dove trovarono una comunità ardente di un desiderio per l’Eucarestia che, nel periodo della mancanza, crebbe giorno dopo giorno.

Il Santo protettore dei tossicodipendenti

La storia di San Marco Ji TianXiang è poco conosciuta e più che eccezionale. Oggi è considerato il Santo protettore dei tossicodipendenti. Fu infatti per tutta la vita dipendente dall’oppio. Il suo sacerdote non riusciva a giustificare la sua dipendenza, e per questo disse all’uomo che non poteva ricevere l’assoluzione fino a che non avesse sconfitto la dipendenza.

Per questo non poteva nemmeno ricevere la Comunione. Così per trent’anni TianXiang continuò a praticare la fede senza tuttavia avere accesso ai Sacramenti. Alla sua morte non riuscì mai a sconfiggere la sua dipendenza. Venne canonizzato proprio per via della sua volontà nel seguire Gesù Cristo nonostante fosse impossibilitato a riceverLo nell’Eucarestia.

I campi nazisti e i gulag sovietici

Come molti cattolici nei campi di concentramento nazisti o nei gulag sovietici, Padre Laurentia Herasymiv passò gli ultimi tempi della sua esistenza terrena privato dei Sacramenti. Sapeva a quale destino andava incontro, consapevole che non sarebbe mai riuscito a confessarsi e ricevere l’Eucarestia. Il suo arresto fu proprio causato dal non volere abbandonare la Chiesa cattolica ucraina, e così venne ucciso dai comunisti. Poco prima di morire, Padre Laurentia gridò: “Gesù, non voglio morire senza di te!”.

San Marco Ji Tianxiang, santo protettore dei tossicodipendenti. A lui fu negata l’Eucarestia per tutta la vita (sourceweb)

Tuttavia, anche se le Messe pubbliche vengono annullate, restano quelle private. Che continuano imperterrite, grazie all’opera dei nostri sacerdoti che continuano a condurre il loro gregge anche nei periodi di maggiore difficoltà. Un’opera quotidiana che non possiamo non definire anch’essa santa. In cui si celebra l’Eucarestia per tutto il popolo cristiano. E che ci permette, attraverso la Comunione spirituale, di ricevere le grazie che il corpo di Cristo ci elargisce, tramite l’Eucarestia, ogni volta che ce ne rendiamo partecipi.

Giovanni Bernardi

Fonte: Aleteia.it

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