Nonostante si parli da decenni dell’abbattimento delle barriere architettoniche, per andare incontro alle problematiche dei disabili, poco si è fatto in molte città.
Purtroppo, facilitare i disabili a salire o a scendere dall’autobus, permettere l’accesso alle scuole o alle Università, in locali o strutture varie, è un minimo aiuto, che non può assolutamente garantire ai portatori di handicap, gli agi di cui usufruiamo noi, quotidianamente, potendoci spostare in lungo e in largo, nei nostri quartieri.
Il fatto è che ci sono tanti tipi di disabili e ognuno di loro ha bisogno di un’assistenza personalizzata e specifica.
Lo spiega bene, col cuore in mano e tanta sofferenza, una mamma, che scrive:
“… ho letto con un nodo allo stomaco e forte emozione l’articolo (…) sulla storia di Sabrina, la donna disabile uccisa dal padre per disperazione. Dal padre … Il fatto che gli amici abbiano chiesto di raccontare chi era Sabrina è un calcio al muro di certezze costruito dalla nostra testa benpensante, che cataloga, nello spazio di un capitolo chiuso, la vita di chi non ha le abilità canoniche.
(…) scrivo da mamma di un ragazzone disabile (con ritardo mentale) ormai maggiorenne. Come ogni mamma, ho faticato a comprendere il momento in cui è diventato “grande”. La ricerca di autonomia e il desiderio di sganciarsi dal guscio ci trova sempre impreparati. Ancora di più quando il figlio ha esigenze o connotati eternamente fanciulleschi. E quando –non a torto– lo percepisci sprovveduto e fragile, di fronte a un mondo famelico che potrebbe divorarlo”.
Sono comprensibili e condivisibili le angosce di questa madre, che sa che un giorno quel suo “ragazzone disabile” dovrà cavarsela da solo, in un mondo/ambiente che presenta tanti ostastacoli.
“Ecco, arriva anche per noi genitori il momento di crescere. Per noi genitori di figli disabili. Sia se siamo incentivati dai figli, che avvertono il desiderio di affermarsi, sia se consapevoli del tempo che corre e di quell’ormai famoso “dopo di noi” che si avvicina.
Abbiamo il dovere di crescere, noi genitori di figli disabili, di farlo come genitori di figli adulti, e di farlo per la parte che loro non riescono a fare. Abbiamo bisogno di aiuto, di quelle strutture che ancora stentano a nascere, che saranno la casa per i nostri figli”.
Preghiamo che le autorità preposte non smettano mai di prodigarsi perché ciò avvenga, come già accade per quelle strutture private, che, purtroppo, non sono accessibili a tutti.
Antonella Sanicanti
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