Elogio della buona dottrina

Elogio della buona dottrina
Elogio della buona dottrina

Sembra veramente fuori moda tessere un elogio della buona dottrina a giudicare dalle numerose uscite di importanti prelati dei nostri tempi (o anche dalle mancate prese di posizione delle autorità ecclesiali). Un esempio tra mille…

Il 18 febbraio del 2017, in un’intervista che farà epoca, il Preposito generale dei Gesuiti, uno degli ordini religiosi cattolici più diffusi e importanti del pianeta, ha dato delle risposte così vacue e insensate da mettere i brividi. Dialogando col giornalista ticinese Giuseppe Rusconi, direttore del blog rossoporpora.org, il venezuelano padre Arturo Sosa ha dichiarato, tra l’altro, a proposito dell’insegnamento di Cristo: “Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate, sono espresse con un linguaggio, in un ambiente preciso, sono indirizzate a qualcuno di definito”.

Come dire, se non vedo non credo (motto degli scettici e dei relativisti di ogni tempo). E questo non vale solo per Gesù, ma per tutti i personaggi storici del passato, da Socrate a Cicerone, da Copernico a Newton. Di nessuno infatti abbiamo delle registrazioni audio-video precise, e quello che hanno scritto può essere stato manipolato da altri. Di certo noi viventi oggi allora non c’eravamo. Se poi contestualizzare un brano – come quelli dei Vangeli in cui Gesù insegna – significa relativizzarlo, allora non c’è via di uscita e ben poco possiamo conoscere dei secoli e secoli che hanno preceduto l’invenzione del registratore.

L’intervista di padre Sosa è un continuo dire e non dire, affermare e negare, simulare e dissimulare come avrebbe detto Machiavelli…

A proposito della parola e del concetto (non blasfemo) di Dottrina, il superiore generale dei Gesuiti si esprime così: “Dottrina è una parola che non mi piace molto, porta con sé l’immagine della durezza della pietra. Invece la realtà umana è molto più sfumata, non è mai bianca o nera, è in uno sviluppo continuo”…

Dottrina deriva da docere ovvero insegnare. In latino doctrinam, insegnamento, da doctor, dottore. Il quarto significato del termine dottrina secondo lo Zingarelli è precisamente il “Complesso dei dogmi e dei principi della fede cristiana” (edizione del 1994, p. 588).

La pietra non c’entra nulla. La Dottrina cattolica poi, trasmessa fedelmente dagli apostoli, si è sviluppata in modo meraviglioso nei secoli, e questo i minerali inerti non lo fanno. Se la realtà non è mai nera o bianca (come sarebbe la presunta dottrina), ma sfumata, come si fa a dire: Dottrina = pietra? Questa affermazione infatti manca di sfumature… D’altra parte, tutti i secoli in cui si è sviluppata la medesima Dottrina cristiana, hanno conosciuto una Dottrina biblica, evangelica, apostolica, salvifica, certa e solida, e non solo sfumature cangianti di grigio.

La Bibbia, amata a parole da tutti i novatori, contiene molte dottrine, ovvero molti insegnamenti e questi insegnamenti (Comandamenti, Beatitudini, Consigli, Precetti) sono universali e immutabili. Se mutassero, ogni secolo avrebbe la propria Bibbia adattata a sé, e ogni persona facilmente si farebbe una Bibbia a propria immagine e somiglianza. Ma se tutto è Bibbia nulla lo è più, e se le dottrine crescono e si sviluppano (come gli esseri viventi, non come le pietre) è perché anzitutto esistono! Se non esistessero, o non avessero identità forma e vita, non potrebbero neppure crescere e svilupparsi.

Nel Catechismo della Chiesa cattolica (1992-1997), si parla più volte della Dottrina della Chiesa. Al n. 9 si dice che il Catechismo Romano edito a seguito del Concilio di Trento, è un ottimo “compendio della dottrina cristiana”. Il paragrafo 10 ricorda che il Sinodo dei Vescovi del 1985 chiese “un Catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale”. Il Catechismo cita s. Cirillo di Gerusalemme il quale a proposto del Credo, afferma che esso racchiude la “dottrina completa della fede” (n. 186).

Sempre il Catechismo dà questo bel compito a tutti i battezzati: “L’iniziativa dei cristiani è particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed economiche” (n. 899). Non c’è opposizione quindi tra dottrina e vita, ma tra dottrina cattolica e idiozia modernista.

Il martire, secondo quel testo dottrinale (e dunque pietrificato) del Catechismo, “rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana” (n. 2473). E perfino le beatitudini, espresse da Gesù nel discorso della montagna, sono chiamate “dottrina di vita” (n. 2763).

Il Concilio Vaticano II (1962-1965), nella Costituzione dogmatica Dei Verbum, insegna così: “La Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e del suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (n. 8). La Costituzione sulla Liturgia Sacrosanctum Concilium parla semplicemente di “dottrina cattolica” (n. 121).

La Gaudium et spes, contiene almeno una volta l’espressione “dottrina cristiana” (n. 23). Il Decreto conciliare Apostolicam Actuositatem, afferma: “E poiché nel nostro tempo il materialismo di vario tipo sta diffondendosi largamente ovunque anche in mezzo ai cattolici [non esclusi gli istituti religiosi…], i laici non solo imparino con maggior diligenza la dottrina cattolica, specialmente quei punti nei quali la dottrina stessa viene messa in questione, ma contro ogni forma di materialismo offrano anche una testimonianza della loro vita evangelica [anche se non possiedono registratori vecchi due millenni…]” (n. 31)

Una mistica, ripresa dal Catechismo di Giovanni Paolo II scrisse così, pur non avendo alcun audio con la voce del Maestro: “Non c’è dottrina che sia migliore, più preziosa e più splendida del testo del Vangelo” (Santa Cesaria la giovane, citata al n. 127).

Anche Gesù, dal cuore di pietra secondo padre Sosa, ha osato dire: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato” (Gv 7,16).

Oggi abbiamo dei magnifici testi sulla dottrina salvifica del Vangelo. Per esempio le opere di padre Garrigou-Lagrange (1877-1964), edite da Fede & Cultura di Verona e ottimamente curate da Marco Bracchi. Chi vuole formarsi con la buona dottrina della fede acquisti e studi questi libri densi, coerenti, piacevoli ed elevanti. Specialmente l’ultimo uscito, La vita eterna e la profondità dell’anima (2018, pp. 338, euro 28).

Ne ricaverà la pura dottrina di Gesù e del santo Evangelo, più solido e granitico di ogni pietra della terra.

Antonio Fiori

 

 

 

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