Cosa faresti se avessi freddo? Leggeresti un libro di scienza su cosa è il caldo? O bruceresti carta e legna per riscaldarti? Sicuramente butteresti il tuo libro di scienza nel fuoco perché ti entrasse dentro calore e vita! Testimoniare la fede è la stessa cosa. Se è bene sapere cosa è la fede, ciò non basterà mai. La fede per essere credibile, deve essere vissuta in tutti i particolari della vita, come frutto di un incontro con il Signore. Lo diceva Caterina da Siena: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”. Quando si è incontrato Gesù, tacere è insopportabile! La fede è di per sé comunicativa: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Corinzi 9, 16). La fede è un dono che cresce tanto più forte e rigorosa quanto più viene data e testimoniata. La fede non diminuisce ad essere data. Al contrario, si moltiplica e aumenta quanto più incisiva è la testimonianza!
Uno dei modi migliori per testimoniare la fede è l’incontro e l’accompagnamento personale. La lettura dell’inizio del Vangelo di Giovanni ne dà una prova lampante. Appena incontrato Gesù, il discepolo non può fare altro che comunicarlo al suo amico… e nasce così una catena di incontri: “I due discepoli, sentendolo parlare così,seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: ‘Che cercate?’. Gli risposero: ‘Rabbì, dove abiti?’. Disse loro: ‘Venite e vedrete’. Andaronodunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: ‘Abbiamo trovato il Messia’ e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: ‘Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)’. Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea;incontrò Filippo e gli disse: ‘Seguimi’. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: ‘Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret’. Natanaèle esclamò: ‘Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?’. Filippo gli rispose: ‘Vieni e vedi’. Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: ‘Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità” (Giovanni 1, 37-47). La lettura di questa pagina del Vangelo rivela caratteristiche fondamentali del testimone.
Eppure fare il testimone oggi comporta tanta fatica! Ad esempio, quanto coraggio ci vuole per andare a messa la domenica quando in casa nessuno ci va; o dedicare del tempo gratuitamente per gli altri quando gli amici si divertono; o fare delle scelte diverse quando tutti la pensano uniformemente! Colui che annuncia Cristo va spesso contro corrente, come se il messaggio della gioia e della pace proposto dal Vangelo andasse contromarcia rispetto al messaggio facile e compromettente del mondo! Quanto è scomodo sentirsi ‘persona insolita’! L’istinto sarebbe di confondersi nell’anonimato della massa per essere come tutti, compromettersi come tutti e come tutti andare dietro al… gregge! Ma, per definizione l’uomo di fede è ‘diverso’, perché se tutti hanno una bussola con delle lancette che indicano le cose della terra, il cristiano ha una bussola che indica il Cielo. Il Cielo è diventato la sua meta per rispondere ad un invito, quello che ha ricevuto attraverso la fede. Ed è l’unico, tra tutti gli inviti, al quale vuole assolutamente rispondere con la sua presenza. “Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo. E questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede” (1 Giovanni 5, 4). Vivere la fede è un’avventura, è la più Alta avventura dell’uomo perché è camminare al Passo del Dio Vivente!… Che fatica!… Almeno che sia Dio stesso a portarci sulle sue spalle!
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