A dirlo è un medico di lunga carriera, il dottor Valter Tarantini, ginecologo dal 1978.
Quello fu anche l’anno in cui le pratiche abortive divennero legali, in Italia, e lui confessa di averne eseguite 300 all’anno circa, da allora.
Ecco la terribile verità dalle sue stesse parole: “Oggi l’aborto non è più l’estrema ratio. Interrompere una gravidanza è diventato una cosa normalissima, anzi, meno importante di altre.
Prima lo si faceva per combattere la morale! Il frutto che vedo oggi è che la morale non c’è più, che l’80% delle mie pazienti sono recidive. Ogni paziente ha avuto in media dai 3 ai 6 aborti, ma ho incontrato anche una donna che era al quarantesimo aborto”!
Questa, effettivamente, è anche l’opinione del dottore: “L’aborto stesso, con la 194, lo è diventato. Perciò dico che questa legge controlla le nascite e che sbaglia chi dice che, in grazia alla sua buona applicazione, gli aborti sono diminuiti. Se li contiamo, in rapporto ai bambini nati, si vede che non hanno fatto che aumentare”.
E se all’inconsapevolezza di un tempo, le donne hanno sostituito la conoscenza della legge 194, allora il gioco del male ha avuto davvero terreno fertile e sta raccogliendo i suoi frutti.
Le statistiche, infatti, confermano che, oggi, ad abortite non sono le ragazze sprovvedute, come quelle di una volta, ma le donne facoltose, che non hanno né tempo, né voglia di essere madri, di stoppare una carriera promettente, per pappe e pannolini.
L’opinione pubblica, e molti medici e legislatori abortisti con essa, non hanno interesse a dichiararlo, poiché sarebbe come ammettere che il sistema sanitario italiano stia fallendo.
Cosa potrebbe fare la differenza oggi giorno e far comprendere alle donne incinte la sacralità della vita che sta crescendo dentro il loro grembo?
Le parole del dottore sono disarmanti, quando raccontano storie come quella di “una ragazza di 25 anni, arrivata con l’amica ridacchiando a chiedere l’aborto … Vedono il bambino nel monitor e iniziano a ridere. “Che carino! – dicevano – Guarda come si muove!”. Oppure, penso a una che mi disse: “Dottore, non è che mi lascia la foto dell’ecografia come ricordo?”.”.
Antonella Sanicanti
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