Don Mazzolari: 60 anni dopo la morte, la sua profezia è attuale

Perché dopo 60 anni dalla sua morte si ricorda ancora don Primo Mazzolari?

Perché il suo messaggio di apertura agli ultimi è stato d’ispirazione al Concilio Vaticano II e ad i papi venuti dopo.

ricorre il 60° anniversario dalla morte

Chi era don Primo Mazzolari

Nato a Cremona nel 1902, Mazzolani ricevette una dura educazione e venne coinvolto nella prima guerra mondiale. Mai interessato al potere ed al denaro, ma legato alla gente e agli ideali egalitari, trovò ciò che cercava nel sacerdozio. Venne impiegato prima nella sua parrocchia natia e successivamente, nel 1932, venne mandato a Bozzolo. In quella piccola comunità ai margini dell’Italia, don Mazzolari svolse un’intensa attività teologica.

Uomo attento alle istanze dei suoi simili, riscontrò nella Chiesa problemi strutturali e ideologici. A suo avviso il clero si era allontanato dal Vangelo e spingeva sulla necessità di ritrovare il contatto con il popolo e con gli ultimi. Durante la seconda guerra mondiale numerose incomprensioni lo hanno reso inviso al pontefice ed alle gerarchie vaticane. Anche i fascisti, contro cui si era battuto, lo ritenevano un personaggio scomodo e, durante la lotta di liberazione partigiana, cospiratore.

La fine del conflitto e la riconciliazione con la Chiesa

Finito il conflitto, don Mazzolari si è dedicato all’evangelizzazione dei soldati di ritorno dal fronte. La sua produzione letteraria è stata continua e non conobbe fasi di stanca. Nel periodo precedente alla sua morte, papa Roncalli lo convocò in Vaticano, sancendo la fine della distanza tra questo e la Chiesa. Il 12 aprile del 1959 morì a causa di una emorragia cerebrale mentre predicava una Messa. La sua figura è tutt’ora ricordata come quella di un parroco precursore dei tempi, le cui idee anticipavano la riforma della Chiesa.

Don Mazzolari e la visione profetica di una Chiesa vicina agli ultimi

Sin dai primi anni di sacerdozio don Mazzolari era convinto che la Chiesa dovesse tornare per le strade e dedicare il proprio sguardo agli ultimi, nonché rivolgersi a chi era distante dalla fede. La summa del suo pensiero era raccolta nello scritto intitolato ‘La più bella avventura’. Si trattava di uno scritto basato sulla parabola de ‘Figliol Prodigo’ (a lui molto cara), in cui il sacerdote sottolineava l’esigenza di stare a contatto con chi non aveva fede.

In questa si leggeva: “Il mondo di oggi ha bisogno di vedere Gesù Cristo in un tipo di santità che viva e operi nel suo cuore stesso. Occorre che qualcuno esca e pianti la tenda dell’amore accanto a quella dell’odio, dichiarandosi contro, apertamente”. In queste parole si rintraccia quel concetto dell’uomo di fede che deve scendere in strada tanto caro a papa Francesco. Per don Mazzolari, solo uno sforzo di santità come quello dei primi apostoli, avrebbe potuto frenare la crisi ideologia e di fede del mondo.

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Luca Scapatello

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