Domenico Savio il più giovane santo non martire della Chiesa Cattolica

 

La vita di Domenico Savio fu un emblema dello spirito di Dio sulla terra, questo piccolo fedele nacque con una bontà d’animo tale che chiunque lo incontrasse rimaneva stupito del lavoro che aveva fatto Dio con lui in così poco tempo.

Nato a San Giovanni, frazione di Chieri (Torino) nel 1842, Domenico era il secondo di ben dieci fratelli. L’anno successivo la famiglia Savio si trasferì a Murialdo, frazione di Castelnuovo d’Asti, dove il piccolo Domenico cominciò le scuole ed avviò il suo percorso cristiano: qui infatti ricevette la prima comunione e mostrò per la prima volta la sua nobiltà d’animo espressa nelle promesse: “Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me ne darà il permesso. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati”.

Nel 1853 la famiglia Savio si trasferì nuovamente, questa volta a Mondorio, paese in cui Domenico l’anno dopo fece la conoscenza di Don Bosco. Anche il santo rimase sbalordito dall’essenza di questo giovane di soli 12 anni e presto ne fece il suo allievo prediletto. Al primo incontro Domenico disse a Don Bosco: “Io sono la stoffa, lei ne sia il sarto: faccia un bell’abito per il Signore!”. Quella frase rimase impressa nella memoria del Santo che nei suoi scritti lo ricordava così: “Conobbi in quel giovane un animo tutto secondo lo spirito del Signore e rimasi non poco stupito considerando i lavori che la grazia di Dio aveva operato in così tenera età”.

Sotto la guida sapiente ed illuminata di Don Bosco, il giovane Savio imparò presto la via della santità, cominciò a confessarsi sempre più spesso, consacrò il suo cuore a Maria Vergine e non passava giorno senza che un rosario fosse snocciolato tra le sue mani. Con l’avvicinamento alla fede pura Domenico cominciò a dimenticare i suoi vizi e le sue priorità mettendo al centro della propria attenzione le altre persone ed i bisognosi.

Un giorno in classe, dei compagni dispettosi ed invidiosi della sua serenità d’animo, lo accusarono di aver fatto sciogliere della neve sul termosifone, il maestro lo prese da parte e lo punì severamente, lui accettò la punizione senza fiatare. A fine giornata un compagno di classe, colpito dall’ingiustizia della punizione e dal rimorso per non aver parlato, si avvicinò al maestro e confessò la verità. Questo dispiaciutissimo chiamò a se Domenico e gli chiese spiegazioni del suo silenzio ed egli rispose: “Anche Gesù fu accusato ingiustamente e rimase in silenzio”.

Questo è solo un esempio della vita di Domenico che basta a far comprendere quanto il suo animo fosse teso alla santità, più volte si frappose a ragazzi rissosi e diede manforte a chi soffriva e sarebbe sicuramente diventato un sacerdote degno di tale nome se nel 1857 un epidemia di colera non ne avesse spezzato la vita a soli 15 anni. Uno dei suoi ultimi giorni era a letto tra indicibili dolori e sua madre, distrutta dal dolore, piangeva al suo capezzale, ma Domenico ancora una volta gli mostrò la sua serenità d’animo e la consolò con questa frase: “Mamma non piangere, io vado in Paradiso”.

Le numerose testimonianze permisero a Domenico di diventare il più giovane santo non martire della Chiesa Cattolica un riconoscimento dovuto ad un bambino che sin dal primo giorno ha operato in vita con la grazia di Dio in cuore.

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