Floribert Bwana Chui diventa Beato: il giovane ucciso per aver rifiutato tangenti

Beatificato domenica 18 giugno, Floribert Bwana Chui bin Kositi è un giovane esattore delle tasse africano che ha pagato con la vita la sua onesta morale legata alla sua fede in Cristo.

Floribert Bwana Chui
Floribert Bwana Chui – lalucedimaria.it

Lo ha ricordato anche papa Leone XIV all’Angelus di domenica 18 luglio:  il 15 giugno presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma è stato beatificato Floribert Bwana Chui bon Kositi, un giovane funzionario della riscossione dei tributi ucciso per la sua onestà.

Era un agente della dogana e si è trovato in una situazione in cui non si è piegato ai ricatti e ha voluto rischiare anche la sua stessa vita pur di perseguire il bene. Il suo gesto non è soltanto un atto eroico puramente umano: la sua santità, infatti, risiede nella sua fede cristiana vissuta eroicamente, dal momento che le sue convizioni che hanno animato il suo comportamento erano innestate in un vivo rapporto di fede con il Signore.

Il nuovo Beato, Floribert Bwana Chui, morto per non aver accettato le tangenti

Floribert Bwana Chui bon Kositi era nato il 13 giugno 1981 a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, al confine con il Ruanda.La sua terra era da sempre stata devastata da conflitti sanguinosi.  Era il primo figlio di una famiglia agiata, per cui a lui non mancò mai nulla né sotto il profilo materiale né per quanto riguarda l’educazione.

beatificazione floribert
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Anche se non particolarmente praticanti i suo i genitori lo educano cristianamente e riceve i Sacramenti. A 11 anni viene battezzato e poi riceve anche la Prima Comunione e la Cresima presso la Parrocchia dello Spirito Santo.

Studia legge e contemporaneamente si dedica all’aiuto a poveri e bisognosi. Entra a far parte della Comunità di Sant’Egidio, dove si distingue per il suo sincero impegno a sostegno dei bambini di strada, conosciuti in kiswahili come Maibobo.

Dopo gli studi, Floribert inizia a lavorare a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, come addetto al controllo qualità delle merci presso l’Ufficio Congolais de Contrôle. Era responsabile del controllo dei prodotti importati nel Paese. Dopo qualche tempo, torna nella sua città natale, Goma, dove vivevano i suoi genitori, la sua ragazza e i suoi amici. Ottiene un impiego come commissario di crisi e si occupava del controllo dei prodotti alimentari importati nel Paese. È lì che avviene il fatto in cui dimostra tutta la sua onesta e levatura morale, e anche la sua santità.

“È meglio morire che prendere questi soldi”

Svolgeva il suo lavoro cristianamente. Il Vangelo era la sua guida anche in questo ambito della vita. Accade che in Congo era in arrivo un carico di cibo proveniente dal Ruanda che non rispettava i requisiti sanitari. La popolazione avrebbe così ricevuto del cibo tossico.

Si trattava quindi di una grave ingiustizia, un atto moralmente sbagliato, un peccato. Non poteva assolutamente permettere che ciò accadesse o avallare un fatto del genere. Quindi si rifiuta di far passare quel carico di alimenti nocivi per la salute umana. I commercianti, però, gli facevano pressioni affinché permettesse questo.

Doveva solo mettere un timbro e consentire l’ingresso di quella merce nel Paese. Per convincerlo gli offrono delle tangenti. Ma questo tentativo di corruzione non trova accoglimento in lui, anzi. Rifiuta categoricamente di corrompere la sua moralità.

È meglio morire che prendere questi soldi” ha detto, sapendo che chi voleva corromperlo molto probabilmente non gli avrebbe fatto passare liscio un rifiuto. Era gente pericolosa, e infatti, le conseguenze furono la sua uccisione.

Martire dell’onestà

Il 7 luglio 2007, Floribert viene rapito. Costretto a salire in macchina mentre usciva da un negozio, un paio di giorni dopo, il suo corpo è stato ritrovato senza vita e mutilato. Aveva i denti e il braccio sinistro rotti, ed era stato ustionato con un ferro rovente.

floribert
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Dopo il suo rifiuto ai criminali aveva condifato ad un amico: “Sento molta pressione. Ma non voglio arrendermi. Se non distruggessi ciò che è dannoso per la salute di così tante persone, se accettassi una tangente, sarebbe come tradire tutto ciò in cui credo, sarebbe come accettare la mia rovina. Io vado avanti, ho conservato un sacco di riso marcio: non si può mettere a rischio la popolazione”.

La sua onestà non era basata su valori umanitari e buoni sentimenti, ma si fondava nella fede in Cristo. Ad un’amica suora aveva detto: “Il denaro scomparirà presto. E a coloro che mangerebbero questi prodotti, cosa accadrebbe? Vivo in Cristo o no? Vivo per Cristo o no? Ecco perché non posso essere d’accordo. È meglio morire che accettare questi soldi“.

La morte è arrivata, ma la sua fedeltà al Signore e ai suoi comandamenti d’amore è stata premiata con la vita eterna e anche con il riconoscimento della sua santità con gli onori degli altari.

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