
Era incinta di 28 settimane, la migrante che si era presentata alla frontiera francese, dell’ultimo comune italiano al confine, Bardonecchia, inoltre presentava un linfoma.
B.S. -sono le iniziali della donna incinta- è stata tenuta in vita perché potesse partorire, ma, dopo il taglio cesareo, lei non ce l’ha fatta.
Dopo un mese passato all’ospedale di Torino, grazie al reparto di Ostetricia e Ginecologia della dottoressa Tullia Todros e a quello di Ematologia Ospedaliera del dottor Umberto Vitolo, è riuscita almeno a dare alla luce il suo bambino, ora tenuto sotto controllo al reparto Terapia Neonatale dello stesso ospedale, sotto l’occhio vigile del dottor Enrico Bertino.
Il bambino di B.S. è sano, ma è un sopravvissuto; alla nascita, pesava solo 700 grammi e non ha più la mamma: “Si nutre del prezioso latte della banca del latte, che mamme generose hanno voluto donare”, dice il dottor Bertino, e pare che stia già aumentando di peso.
Il bambino si chiama Israel e, ora, per lui e per il padre, rimasti soli e senza un luogo dove andare, è scattata una gara di solidarietà.
Il Presidente della Rainbow4Africa, Paolo Narcisi, ha sottolineato che l’azione dei francesi è stata frutto della disumanità: “Le autorità francesi sembrano avere dimenticato l’umanità”; “è un atto grave che va contro tutte le convenzioni internazionali e al buon senso, proprio come criminalizzare chi soccorre”.
Purtroppo i dottori italiani non hanno potuto salvare la madre del piccolo Israel, ma almeno hanno provveduto a farlo nascere, a tentare il tutto per tutto, e, ora, si occuperanno della sua sopravvivenza.
Questa ci sembra la risposta migliore a chi punta il dito e ci accusa, oltralpe, di non saper agire nei confronti dei migranti.
Antonella Sanicanti